MAC/CORLEVICH  "Rain or shine"
   (2024 )

Particolarmente consigliabile ai molti amanti del folk tradizionale d’oltreoceano, quello scarno ma intenso, caldo e viscerale quanto basta, fatto di crooning profondo & chitarra acustica, “Rain or Shine”, su etichetta XO La Factory, è l’album di debutto del duo veronese Mac/Corlevich.

Provenienti da svariate esperienze con altrettante band, Cristiano Mecchi (voce, batteria, tastiere, percussioni) e Davide Corlevich (chitarre, tastiere, basso, percussioni) dipingono un delizioso acquerello dai colori tenui, elegante e misurato, pacato e bucolico come si conviene ai canoni del genere; dieci tracce di americana in purezza tratteggiano il perimetro di un disco carezzevole e morbidissimo, segnato da melodie avvolgenti e da un mood intimo e confidenziale, una mezzora di confortevole rilassatezza che riecheggia ed omaggia numi tutelari passati e presenti, con la giusta devozione ed una sincera attitudine.

A prevalere è un clima laid-back, il più adatto ad esprimere il sentimento che pervade questa manciata di brani gentili dalla spiccata valenza immaginifica, ben supportati da testi inclini ad una sottile melanconia e da una produzione tanto essenziale quanto efficace.

Non vengono mai meno alla dichiarazione di intenti, di rado alzando appena i giri (“The Slowest Candle”), dando spazio ad intrecci trasognati ed atmosfere soffuse, sublimate nel giro toccante di una “Something Beautiful” perfetta nella sua apparente semplicità; dall’arpeggio insistito di “Machines” in apertura, proseguendo con le movenze sinuose di “Farewell Kisses”, passando per lo strumentale à la Mark Kozelek di “The Porch Song” e per una bella cover di “Let Your Eyes Wander” del compianto Chris Cornell, fino al toccante commiato in minore di “Adore The Sun”, con quella slide che riporta tutto a casa su una pigra cadenza da Richmond Fontaine, l’album conserva intatta una delicatezza ammaliante, dispensando il suo fascino schivo e riservato con provvida naturalezza. (Manuel Maverna)