GIOVANNI VANNONI  "Il circo"
   (2024 )

Il tendone rosso del circo è fonte di ispirazione per molti poeti, musicisti, registi; chi ci vede metafore di vita, chi lo stupore infantile, chi le lotte di classe. Il pianista Giovanni Vannoni debutta con il suo album solista, traducendo in brani musicali i vari artisti che si susseguono sul palco rotondo.

“Il circo”, uscito per Workin' Label, aperto da una “Canzone all'entrata”, costruita su scala esatonale (che quindi crea attesa, nello stilema sonoro della magia) e chiuso da una “Canzone all'uscita” che sa di emozionante congedo, contiene 8 brani dedicati alle discipline circensi, dove Vannoni sfrutta sia la sua conoscenza della composizione classica, sia dell'improvvisazione jazz.

“La ballerina” è un delicato valzer, mentre “Il mimo” è una marcetta dove il pianista cita scherzosamente il tema della Sinfonia 40 di Mozart e “In the hall of mountain King” di Grieg, chiudendo sulla marcia funebre di Chopin. “I giocolieri” è una cascata di note, rapida come le tre palline che volano in rapida successione. “Il contorsionista” traballa su due note, ma poi diventa un brano dal ritmo sincopato della mano sinistra, sopra il quale la destra improvvisa con fantasia.

“Il trapezista” inizia con lunghi saliscendi di arpeggi, poi si assesta su accordi in levare, tanto regolari quanto instabili come gli atleti lassù. Grazie ai cromatismi, “Il pagliaccio” ha la classica goffaggine sentimentale, “come un dolcissimo Charlot”, per dirla con Masini. Alterna note legate e sognanti, a staccati secchi, ma poi cambia tono, diventa più drammatico, per alleggerirsi di colpo.

“L'equilibrista” ha qualche legame col trapezista, dato che l'equilibrio è ugualmente fondamentale. Ma l'equilibrista in musica evita di scivolare negli arpeggi, insistendo su una nota, dalla quale non si deve smarcare, per non cadere. Per fare modifiche musicali, piuttosto apre alle poliritmie, a terzine, a cambi di tempo. E infine “Mangiafuoco” è un brano agitato in 6/8 (o in 4/4 sempre terzinati), dove le note si fanno dolci, ma verso il finale, come si può intuire, le note gravi si fanno più forti, simulando le fiammate.

Una scrittura abbastanza riconoscibile, come simulacro degli artisti del circo. “Il circo” è una buona prova di interpretazione musicale di contenuti extra musicali. Un prossimo passo può essere tentare di figurare concetti più astratti, come le emozioni. (Gilberto Ongaro)