INTERPRETI VARI  "Sound Bloody Sound XX"
   (2024 )

Oh, da un po' non mi imbattevo in una compilation. L'attenzione qui non è rivolta a un singolo artista, ma ad un gruppo di artisti prodotti dalla stessa etichetta, Bloody Sound, la vera protagonista di “Sound Bloody Sound XX”, che festeggia i suoi vent'anni di attività. Nata come fanzine nel 2004, dal 2007 la label marchigiana si è radicata nella provincia di Ancona, raccogliendo attorno a sé una scena alternativa compatta.

Possiamo trovare stili diversi, dal rock all'elettronica, ma lo spirito è lo stesso, quello underground che sperimenta in libertà. Spesso gli artisti, anche in generi diversi, sembrano complici nel ricercare il rumore. Ad esempio, iniziamo dal noise-core di Lleroy in “Cilicio”, dove la voce acuta urla, in un modo che ricorda Freak Antoni, ma le sue parole sono serissime, e il brano finisce ripetendo rabbiosamente: “NON HO FEDE! NON HO FEDE!”.

Gli Zolle continuano la sferzata virando nello stoner rock in “Borgobio”, mentre più in là, l'elettronica agitata di Tonto in “Te svegli laccio”, supporta una voce roca e minacciosa, campionata in maniera oscillante e disturbante. Il sound potrebbe piacere a Squid To Squeeze. Anche abbassando la velocità, in “Liz me” di Sapore, brano post-punk che però si accosta alla trip hop, la voce femminile arriva ad urlare come una riot girl a Berlino. Est. Altro esempio di elettronica spedita, è la techno impazzita di “Almondina Ukralok”, di Saturday Night Dengue, che poi quando si tranquillizza, ospita una voce.

Chi si rivede, Kaouenn, in “Africo”, brano dal nome programmatico: ecco la chitarra col sound tipico dell'afrobeat. Come l'altra volta in cui l'avevo conosciuto, nel 2021 con “Mirages” (http://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=8284), il suo gusto rimane psichedelico. Esseforte invece, col suo alternative rap ci espone rime al vetriolo: “Spremo la mente quando il male si sente, sotto la lente un suono potente (…) io che non sono paziente, ma sono un paziente, un'eterna convalescenza (…) l'ispirazione si scopa il dolore come se fosse l'ultima volta (…) risate forzate, lingue pompate, a teatro commedia”.

Uscendo dalle scelte “noise”, Lois Cericola ci porta dei suoni atmosferici che si ripetono in loop, ipnotizzandoci, mentre Bruno Dorella raggiunge lo stesso luogo della mente, ma partendo dalla chitarra. In chiusura della compilation, il duo Mattia Coletti & Marco Bernacchia ci trascina in un giro incantato. E queste sono le tre proposte più “ambientali”.

Nel comunicato, i 10-Māyā vengono definiti “globalgroove”, e ascoltiamo un esempio di questo genere in “Pampa”, dove una chitarra dal suono country americano, suona su un ritmo più latino. E probabilmente ci sono almeno 4 influenze diverse, che non ho colto. Ma il suono di chitarra settato normalmente per fare surf, viene invece usato dagli Heat Fandango in “Giro di giostra”, per fare un rock più acido. Siamo diciamo, in zona garage. E infatti nel garage rock più spinto va CUT, con “Sea of darkness”, così come il buon Terenzio Tacchini in “Plan air”. Anche Tacchini l'ho già incontrato su Music Map: è uno scatenato one man band, di cui ho raccontato un disco del 2018 (http://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=6208).

Noise rock, psichedelica, elettronica acida, globalgroove: insomma, la Bloody Sound è variopinta e sempre alternativa, nell'accezione del termine che ha ancora senso di esistere. E ci auguriamo continui con questa integrità. Buon compleanno! (Gilberto Ongaro)