PHILIPPE PETIT  "A divine comedy"
   (2024 )

Avevo da poco raccontato il secondo capitolo di “A reassuring elsewhere”, un rassicurante altrove di Philippe Petit (che rassicurante non è...), e già l'artista ha già fatto uscire un nuovo lavoro: “A divine comedy”, uscito per Crónica Records. Dante Alighieri non finisce mai di ispirare gli artisti di tutti i tempi. La sua musica concreta, pronipote di Pierre Schaeffer, affronta stavolta l'interpretazione dei versi del sommo poeta, trasformando le bolge in suoni e rumori.

Non è la prima volta che Petit prende spunto da una “discesa”. Nel 2019 aveva pubblicato “Descent into the maelstrom” (http://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=7191), cioè discesa nel vortice. E, dopo gli esperimenti sul perturbante dell'altrove con il suddetto doppio album, e il cyberpunk sui generis affrontato nel 2020 assieme al chitarrista-pittore Michael Schaffer (http://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=8047), sembra che voglia tornare “a casa”, nel suo personale caos.

Eccoci a riascoltare tanti rumori modificati, note minacciose di pianoforte (come in “Purgatorio, Canto II”), nonché lamenti di voci dei dannati, come in “The Descent”, dove un urlo affannato e disperato ripete: “No... no... nooo... nooo!”. La prima parte del disco, all'inizio della discesa, è caratterizzata da frammenti vocali asettici. Una voce femminile, come ripresa da un diffusore in aeroporto, ripete: “For whom the bell tolls, for whom the bell tolls...”. In “Within the Corridors of Hell”, ascoltiamo frammenti vocali in giapponese, inglese e anche in italiano, riportando versi della Commedia, a volte riordinati in prosa. Ma è tutto sbriciolato e confuso.

Tutto è stato concepito come un'esperienza, l'ascolto dev'essere immersivo, e chi ascolta è invitato dallo stesso Philippe Petit, a far caso alle proprie impressioni e reazioni. “Purgatorio, Canto III” è un lungo momento di drone music, con suoni dilatati all'estremo. Se le prime tracce infernali, sono ovviamente opprimenti e senza speranza, quelle per il Purgatorio sono solo misteriose e indecifrabili, a tratti lynchane.

E il Paradiso? Anche quello non comincia in maniera rassicurante, descritto in due tracce. Il cammino fa inciampare fra detriti elettronici. Dopodiché, sembra (sensazione mia) tutto un susseguirsi di porte d'acciaio che si aprono, per poi arrivare a delle sinistre campane, e altri suoi tintinnanti che poi si liquefanno. La prima delle due tracce finisce con alcune note di marimba, forse l'unico momento tranquillizzante. La seconda traccia torna ad esplorare, tranciare e far oscillare diversi rumori, anche in maniera distorta; ma verso la fine i suoni, prolungati, giungono a creare un'armonia, in tonalità all'apparenza minore. Forse, in quel momento stiamo rivedendo le stelle?

Se Inferno e Purgatorio sono abbastanza condivisibili, l'interpretazione del Paradiso può dare impressioni contrastanti. Come sempre accade con Petit, il verdetto spetta a chi ascolta. Cosa ci sentite voi? (Gilberto Ongaro)