HESSIEN "The alchemist"
(2023 )
Hessien è il duo formato da Tim Martin e Charles Sage, musicisti ambient inglesi di lungo corso, qui al ritorno su etichetta Sound In Silence a dieci anni dall’acclamato ep “Calcifer”, a otto dal precedente full length “Your empire, in decline”, pubblicato per The Long Story Recording Company.
Fedeli alla linea tracciata in due decenni di sperimentazione – non spinta, sempre accomodante – ed in ossequio agli stilemi affinati nell’arco di tre album e sei ep, nelle dieci tracce strumentali, eteree e sfuggenti di “The alchemist” offrono un’ora di rarefatta astrazione, musica concettuale con ascendenze psych e drone, un concentrato di minimalismo conciliante e trasognato, talora ad un passo dai Pink Floyd del post-Barrett.
Textures soavi e delicate flirtano con le propaggini più marginali dello shoegaze e del post-rock (“Remember Danny Torrance”), rievocando di volta in volta i Flying Saucer Attack più inafferrabili (“Her love of skulls and mushrooms”), i Godspeed You!Black Emperor degli ultimi lavori (“Yemeles”), i Talk Talk della svolta intellettuale (“There’s more to it, you know”), i seminali Bark Psychosis (”Two wolves”), dando vita a composizioni eteree e distensive, ipnotiche ed avvolgenti, solo a tratti inquiete ed incupite (“Design the ageless soul”, nove minuti di dilatazione haunting).
A prevalere è una musica eminentemente statica, basata sulla stratificazione dei suoni, sulla reiterazione fluida di pattern melodici e su un’idea ben strutturata, sì docile, ma insinuante. Addirittura trattenuta, come una promessa lasciata in sospeso, o una porta socchiusa che inviti ad entrare, senza mostrare altro che uno scorcio sul piccolo mondo celato oltre la soglia: una musica ideale per descrivere paesaggi o stati d’animo, per dare corpo a fantasie o semplicemente per cercare pace, colonna sonora di un film che ciascuno di noi porta dentro di sé. (Manuel Maverna)