NOVA SUI PRATI NOTTURNI  "Quante stelle"
   (2023 )

Mi piace pensare che “Quante stelle”, nuovo lavoro dei vicentini Nova Sui Prati Notturni per Lizard Records a tre anni dal pregevole self-titled che rappresentò probabilmente l’apice creativo ed artistico della loro fulgida parabola ascendente, riparta da “AmT.”, lunga traccia di post-rock in purezza presente su quel disco, prodromo di un suono e di una scrittura approfonditi con magistrale convinzione nel nuovo capitolo di un itinerario lastricato di gemme preziose.

Come già in passato, l’opera del quartetto è intrecciata con le arti visive: “Quante stelle” è legato a filo doppio con il cortometraggio di Pietro Scarso, che porta lo stesso titolo e che funge da interscambio tra musica ed immagini, connubio da vivere in simbiosi, unità indissolubile. Interamente strumentale, individua un percorso laterale rispetto al suo predecessore; insegue e raggiunge con minuziosa cura del dettaglio una rarefazione a tratti estatica, rinunciando a trame complesse, cerebrali o impervie, in favore di melodie ampie, suggestioni cinematografiche, tessiture raffinate.

Trentasette minuti fluidi e confortanti, incentrati sulla declinazione morbida di una rilassata stasi piuttosto che su focose dinamiche o su elementi ritmici accentuati, tratteggiano un ondeggiare gentile, privo di un reale centro emozionale, di scosse o impennate, costruito attorno alla sottile malia di brani eleganti e movimenti placidi. Tra l’opener a cadenza motorik di “Matkaa” e la chiusura trasognata di “Zeit”, passando per la vibrante nebbia elettrica di “Fuera!” (quasi i My Bloody Valentine), per l’astrattismo lieve di “Lucet” e per le atmosfere impalpabili à la Flying Saucer Attack infuse negli undici minuti di “Last Ride”, l’impressione prevalente è di una pacatezza scevra di tensione, figlia di una musica eterea, rifinita con grazia in un altrove senza tempo. (Manuel Maverna)