CARMINE TUNDO "La valle dell'Asso"
(2023 )
E insomma, ridammi il cuore, Carmine! L'album “La valle dell'Asso” di Carmine Tundo (leader de La MUNICIpàL), il cuore te lo porta via, con queste sue canzoni d'autore acustiche, dal sapore bucolico, un sottofondo alt folk che sostiene parole che prendono spunto dal paesaggio della “valle fertile e silenziosa del canale dell'Asso”, nel leccese.
Le canzoni sono anche piuttosto brevi, ci sono diversi intermezzi strumentali, e tutto dura poco più di venti minuti. Ma è una carezza che non si fa mai smielata né retorica, una musica d'affetti trasmessi con efficacia. “Preghiera di Sirgole” apre il brano recitando una parafrasi del Padre Nostro (“Dacci oggi il nostro spicchio di salvezza”). Tra “un'upupa viaggiatrice” e il “rumore frastornante dei frantoi”, evocati ne “Il primo raccolto”, Carmine Tundo ci restituisce fotografie sorrette da una buona capacità melodica, impressa sia nel canto che negli incisi di chitarra.
Poi accanto alla chitarra c'è pure il mandolino, ma non preoccupatevi, non è suonato alla napoletana, coi trilli infiniti (anche se io quelli li adoro, che cce voi fa'). Il tessuto musicale è formato spesso e volentieri da arpeggi vorticosi, come quelli in terzine sul 6/8 di “L'arcangelu Michele”. Detto così sembra niente, in linguaggio tecnico, ma in realtà l'effetto è molto suggestivo.
L'emozione non ti lascia neanche in queste canzoni che avrebbero un testo piuttosto ironico, come questa appena nominata che è in dialetto, o come il racconto de “La chiesa madre di Galatina”, dove un arciprete se la intende con una donna, che era “una grande battagliera femminista”.
Anche il guizzo più potenzialmente satirico, è ammorbidito dalla dolcezza della musica. Un po' come il torrente descritto nella canzone “Il canale dell'Asso”, “che trasporta le preghiere non ascoltate delle lavandaie”. Concedetevi un viaggio in questo disco. (Gilberto Ongaro)