RAINBOW BRIDGE "Drive"
(2023 )
Da Barletta, ecco nuovamente i Rainbow Bridge. Sei anni or sono l'esordio fu "Dirty sunday", la replica fu battezzata due anni più tardi con "Lama", per poi poggiare una vera e propria pietra angolare con "Unlock" nel 2020.
In questi tre anni è cambiato tutto, e al tempo stesso non è cambiato niente: è cambiato tutto perché c'è stato il covid di mezzo, che ha ribaltato radicalmente non solo la nostra quotidianità ma anche e soprattutto il mondo delle 7 note. Però non è ugualmente cambiato niente: perché la voglia, la forza, la baldanza, la padronanza tecnica di questi 3 ragazzi è sempre la stessa, indissolubile.
L'amata ombra di Jimi Hendrix (ma pure dei Cream e di Chuck Berry) aleggia sempre, ed alzi la mano chi può affermare che questo sia un male... E quindi, se era un puro piacere ascoltarli nelle passate produzioni, anche stavolta il guitar hero Giuseppe "Jimi Rai" Piazzolla insieme ai suoi pards (Fabio Chiarazzo al basso e Paolo Ormas alle pelli) non deludono, anzi, raddoppiano, con un disco che è come fossero due o addirittura tre.
Questo "Drive" consta infatti di una prima parte dedicata alle canzoni, una seconda parte in cui il proscenio va invece ai brani strumentali, ed infine spazio ad una lunga suite "concept", "Tears Never Here" (la bellezza di 14 minuti e 10 secondi, che però scorrono via come fossero pochi secondi).
Quale delle tre parti è più rappresentativa della band? Quale è la migliore? Difficile dirlo. Ancor più difficile scegliere. Ma, in fondo... perché scegliere? (Andrea Rossi)