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MOBILI TRIGNANI  "PopArticolare"
   (2023 )

Certi luoghi di ritrovo adolescenziale, se li hai vissuti con la spensieratezza nel cuore, te li ricordi per sempre, soprattutto se hanno influito su certe scoperte personali, come quella che riguarda Fabrizio Trignani il quale, attraverso la frequenza del luogo aggregativo della “casetta”, sita nella natia Arsito di Teramo, ha sentito l’urgenza di intraprendere un percorso di musica, tramite l’apprendimento di uno strumento per scrollarsi di dosso le ali protettive genitoriali, per provare, cosi, a spiccare il volo in solitaria.

Infatti, da oltre dieci anni, Fabrizio ha sùbito chiaro l’intento di infischiarsene di generi modaioli per suonare unicamente ciò che gli aggrada, arruolando il compagno d’armi Nicola Modesti e far così sbocciare il progetto dei Mobili Trignani con l’album “PopArticolare”, un titolo che già evidenzia la celia del doppio senso.

Infatti, quello dei Nostri vuole imporsi come un pop particolare ma anche articolare, in quanto la sua espressione non faccia riferimento a nessuno, lavorato in formula il più possibile identitaria. Logicamente, al primo atto, non si poteva pretendere chissà quale miracolo esclusivo, però ci vanno molto vicini e senz’altro calano buoni propositi per avere, in futuro, tutte le carte in regola dell’unicità stilistica.

Al momento, c’è da dilettarsi con 10 brani fluidi e spensierati, benché non manchino anche accenni d’impegno mascherato nell’ironia. Comunque, di base regna la semplicità, e non è certo un disonore! Partono con la minimale “Sotto le stelle”, per poi scuotere le acque già con “Salasso”, “Babbo Natale” e “Lei”, tutte forgiate con misurato eclettismo descrittivo, mentre il singolo “Uatellive” è scodellato in aere folk viscerale, mentre cambiano “Climax” con un tappeto granulare di piccole bollicine d’elettronica che fanno esclamare: carina!

Immancabile, oltremodo, la song che si radica nella sinapsi come “Giri a vuoto”, con strascichi di na-na-na-na, tipici del potenziale catchy. Come accennavo prima, quel pizzico d’impegno se lo giocano con l’interessante “Lazzaro de Tormes”, cinto tra le mura di Gazzè e De Andrè: quest’ultimo evocato, in maniera più evidente, nella conclusiva “Il mio talento” con bella acoustic-guitar.

A conti fatti, “PopArticolare” resta un disco velato di malcelata malinconia, ma sempre con intenti ottimistici ed evasivi che s’insedierà, certamente, nei meandri del nostro tempo libero e che ci suggerirà, anche in futuro, riflessioni col sorriso latente. Per loro conierei lo spot: “Mobili Trignani: artigiani (musicali) del domani”. (Max Casali)