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MICHELE MINGRONE  "La grande notte"
   (2023 )

Michele Mingrone è un chitarrista - della band toscana Scaramouche - e nel suo album western folk d'esordio da solista "La grande notte" si sente. Ed è una goduria canzone dopo canzone.

Il disco va ascoltato prendendosi il giusto tempo per farlo, senza fretta. Perché "La grande notte" - album prodotto da Don Antonio Gramentieri su etichetta Vrec Music Label - racconta proprio il contrario: la fretta non sa neanche cosa sia.

Sin dall'intro del primo brano, "Poteva essere più semplice", ci si sente in un saloon del Vecchio West. L'atmosfera accompagna tutto il disco: sarà la chitarra, che è protagonista assoluta in ogni traccia, sarà la voce di Michele Mingrone che spazia da ricordi di Roberto Vecchioni a sonorità alla Marco Masini.

In "Figli del grano", il chitarrista degli Scaramouche ci porta in un mondo altro, un universo nel quale si parla di raccolto, di natura. Ma anche di credenze popolari. Un tema che ritorna anche in "Babilonia", brano con sonorità orientaleggianti un po' simili a "Scegli me" di Raiz e nel testo riferimenti che rimandano a una preparazione culturale non comune.

"In cammino" potrebbe tranquillamente essere utilizzata per la colonna sonora di Lucky Luke: ascoltandola non si può far altro che immaginarsi su un cavallo al tramonto mentre si passeggia al trotto verso una nuova avventura e ci si interroga sulla vita. "Ombre dal mare", con quel "Fatti forza, datti forza" che sembra un mantra che ognuno di noi potrebbe ripetersi ogni giorno, accompagna l'ascoltatore in un territorio un po' più movimentato e quasi country.

"Palazzo di vetro" e "La peste scarlatta" fanno riflettere: raccontano la società attuale, le sue contraddizioni, le credenze popolari e anche i pregiudizi in una maniera quasi epica. "Castiglioncello", poi, è una piccola gemma di ironia e ricordi del tutto personali di Michele Mingrone.

La poesia della brevissima "Lunga è la notte" - composta da Peppino Impastato, l'attivista siciliano ucciso nel 1978 da Cosa Nostra - introduce alle due canzoni finali dell'album: "Chi illumina la grande notte", che ha atmosfere più rock e underground e un testo di protesta nei confronti delle storture della società attuale, e il bonus track "Jolene", serenata country blues che chiude "La grande notte" in bellezza. (Cristiana Mariani)