BONETTI "Qui"
(2020 )
Un disco suonato, molto. E cantato, in un modo misurato e mai eccessivo.
"Qui" di Bonetti - pubblicato nel 2020 con Bravodischi e Labellascheggia - è un album che va assaporato, che va ascoltato più di una volta. E non perché sia di difficile comprensione, ma perché ad ogni ascolto si aggiunge un tassello di significato ulteriore, di consapevolezza in più, in chi lo sente.
Siamo nel cantautorato moderno più puro e più ricco di significato. Sono sette brani "densi", sette brani da ascoltare con attenzione. Bonetti è un po' un Brunori con qualche anno in meno. Lo stile è ben riconoscibile. Le sfide pure. Basti pensare a "Camionisti", che ha una intro strumentale di circa due minuti e mezzo. Eppure in tutto quel tempo non ci si distrae, semmai si viaggia. Si viaggia nelle emozioni, si viaggia con la mente, si viaggia nei colori della musica. E quando Bonetti comincia a cantare, si viaggia insieme a lui.
Così come in "Risaie", la delicatissima canzone che chiude il disco. "Non ci conosciamo più" riporta indietro di qualche anno, a quel pop rock che trovava spazio anche in manifestazioni mainstream come il Festival di Sanremo. "Ceretta" fa invece riflettere su quali debbano essere le priorità all'interno di una relazione, mentre "Siamo vivi" propone atmosfere quasi più oniriche.
"La metro alle sette" è un quadro, una rappresentazione nella quale qualsiasi pendolare milanese si ritrova appieno della vita quotidiana di chi frequenta la metropoli. Più riflessiva e quasi intima è invece "Carnevale".
"Qui" è un album composito, il cui filo conduttore però è uno: la ricerca. La ricerca del "qui", ma anche del "sè", che passa da Bonetti e coinvolge anche chi lo ascolta. Già, perché Bonetti è un cantautore che coinvolge, che trascina - peraltro neppure a forza - nel proprio mondo chi lo ascolta. Le sette canzoni di "Qui" tracciano un percorso, un cammino verso una ricerca. Ed è piacevole per il pubblico essere coinvolto nel flusso. (Cristiana Mariani)