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ANTIVOTE  "Resistance"
   (2023 )

Gli Antivote sono un trio originario di un paesino svizzero, Saxon, e giungono al quarto album “Resistance” con una regolarità che per i fans è una certezza assoluta: quella di tornare esattamente ogni 3 anni.

Infatti, dopo “Visions of crime and pain” (2014), “Dark times” (2017) e “Stages to verity” (2020), ecco arrivare 11 nuovi brani che forniscono una ulteriore certezza: ossia, quella che la traccia iniziale (in questa occasione) “Ship of arrogance”, e quella finale “No Harbor”, sono concepite in forma strumentale, cosi come successe in passato.

Di che pasta sono fatti gli Antivote? Di un formulario che viaggia in bilico tra synth-pop e dark-wave, quella che girava intorno all’orbita degli anni ‘80, e rivivere quelle sonorità non è certo una pietanza da buttare perché considerata scaduta o passata in cavalleria. Niente di tutto questo: il trio elevetico, capitanato da Padu, riesce a risollevare le sorti di un genere forse un po' datato, ma nulla toglie che possa essere riproposto se attualizzato con criterio, come si evince nella tracklist di “Resistance”.

E’ sicuramente un ascolto godibile, che magari non fa strappare i capelli ma che neanche li fa cadere: semplicemente occorre approcciarsi senza pregiudizi di sorta ed il tutto risulterà ancora appetibile ai giorni nostri.

L’oscurità permea più o meno l’itinerario dell’opera, come si ode in “Tabula rasa”, forgiato con alcune sfumature tipiche dei Depeche Mode, mentre in “Absurd aims” i ragazzi danno inizio all’invettiva corrosiva verso personaggi distruttivi dell’umanità, nei quali il marcato egoismo sbaraglia ogni minima forma d’umanità, appoggiato dalla corruzione di stampa e televisione, e la band lo esplica con chiarezza nell’allarmistica “Might of the Media”.

Sebbene si dovrebbero forse scorgere più chitarre e bassi nell’allestimento assemblativo dei brani, il loro ruolo è quello di lavorare sottotraccia, con discrezionalità risolutiva e forgiatura d’insieme, e quindi ben vengano episodi efficaci come “Time travellers” o “Course to rule” che suona, anch’essa, come una raccomandazione a svegliarsi dal torpore che sosta nelle menti rassegnate.

L’ottima e tremante “Dark lost place” inquieta gli animi ma a fin di bene, perché tocca operare un risveglio urgente per non arrendersi mai al cospetto di un’infima dittatura celata e latente: ma l’appello più significativo è quella di “conservare la libertà” ad ogni costo, e “Keep your freedom” lo rimarca senza remore e con accorato altruismo.

“Resistance” lancia, quindi, un grido rivoluzionario, contro politicanti cialtroni, incompetenti, ma capaci nella loro inettitudine, di fare i loro ingordi interessi infischiandosene di un popolo dormiente, incapace di un analisi critica per risollevarsi dall’inferno nel quale sta precipitando lentamente ma inesorabilmente. Almeno, la speranza profonda degli Antivote è ancora viva più che mai e per nulla rassegnata: guai arrendersi! Dopo l’ascolto, li ringrazierete. (Max Casali)