recensioni dischi
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NEVENTIES  "Neventies"
   (2023 )

Dalle note stampa: in queste 10 tracce emerge la volontà di non volersi nascondere dietro a post-produzioni o troppa tecnologia. Fare musica è quello che conta. "Neventies" è un disco rude, aggiungo io, grezzo ma con tanta intensità. E forse un po’ troppo déjà vu, un che di già sentito e già inventato, vedi il finale di ''Out of Control'', o il cantato sporco e sbiascicato di ''Come on Down''.

Il disco è suonato e si sente, sporco e impastato come credo i ragazzi hanno voluto, ma non ho avuto un sussulto dalla sedia o un’emozione particolare ascoltando le 10 tracce di questi quattro ragazzi milanesi. Forse a 2'12'' della seconda traccia ''Fuck Off'' ho smosso le sopracciglia, ma solo per vedere il time code del brano.

Lo so, state pensando ''ma chi si crede di essere questo qui!!!''. Ma si sa, io sono un programmatore musicale di una radio commerciale, inadatto a recensire un disco come questo, dove nulla è stato progettato per piacere: nessun produttore nello scrivere i brani ha pensato a finire su Tic Toc, o se qualche brano del disco fosse instagrammabilmente utilizzabile per reel e stories. Giusto?

Giusto, dico io, ma perché a me solo dischi complicati? Nella vita passata devo averne combinate di brutte davvero!...

Quindi, cosa ne penso del disco? Non ne penso, o meglio, posso dirvi che il finale di ''I’m not the one'' è una delle cose migliori di questo ''Neventies'', da 3'35'' è un vero piacere per le orecchie. E posso dirvi pure che ''Mr. Have You Seen Your Miss'' è particolare, e che le ballad ''Love to Me'' e ''You Might Say'' catturano al primo ascolto, anche se un paio di volte ho pensato alla stonatura, ma credo sia il modo di cantare di Lars Cullin che, oltre che cantare, suona la chitarra.

Ma già che ci sono vi dico anche che Michelangelo Zampolli suona chitarra e ci mette la voce, Luigi Castrovilli è il bassista e Marco Ronconi il batterista. Insieme sono i Neventies, questo è il loro primo album e suonano davvero, e credo senza compromessi, e si sente, nel bene o nel male. Avercene di gente così. (Marco Camozzi)