VALENTINA FIN "A chi esita"
(2023 )
Meditate gente, meditate. E poi agite! Questa sembrerebbe l'intenzione diffusa nel nuovo album “A chi esita”, di Valentina Fin. Il titolo richiama una poesia di Bertolt Brecht, che invita il lettore a scegliere, a prendere posizione, prima che altri scelgano per lui. Parallelamente, Fin provoca l'ascoltatore fin dalle parole del primo brano “Piccola ode al cambiamento”: “La libertà è per chi sa osar. Ma se tu non vivi, non rischi per quello che tu crei, non valgono le idee, o non vali tu”.
Alla base, la musica della compositrice è jazz, ma prima e dopo le parti di assoli improvvisati, i momenti costruiti sono armonicamente complessi e variegati. Accanto ai brani dalla lunga durata, causata dai soli, coesistono composizioni brevi ma intense, come “QQ”, curiosa, dall'andamento lento, su un ritmo dritto di batteria da rock, mentre il sax e la voce valorizzano le preziose progressioni scritte. Tutto questo in meno di due minuti.
Un'atmosfera rarefatta caratterizza “Dreams are dangerous”, con il contrabbasso che più che fare walking sembra fare running, tanta è la velocità con cui scala le note all'inizio. Il testo si ispira a dichiarazioni del neurologo Oliver Sacks (che tra l'altro si occupa anche di musica legata alle neuroscienze, nel libro “Musicofilia”). Strano anche il connubio jazz rock di “Indefinitely”, dove i due stili convivono, senza fondersi in un jazz-rock (col trattino) che sarebbe fratello del progressive (vedi i Perigeo), ma mantenendo ognuno le proprie caratteristiche.
Arpeggi suggestivi di chitarra aprono “Quasi un madrigale”, che rielabora un testo di Salvatore Quasimodo, su musica per trio chitarra-sax-voce che affonda spesso in modulazioni vicine alla dissonanza, su note di voce allungate. Ma la titletrack, che arriva all'ispirazione brechtiana, è un brano di 9 minuti e mezzo, aperto da tintinnii di campana tibetana, percossa e strofinata per godere del prolungamento del suono. Il brano gradualmente si trasforma, fino a tornare nel consueto ambito jazz.
Altro brano breve è “Langsamer”, che in tedesco significa “più lentamente”. Il brano fa indugiare sulle note della chitarra, che poi in quest'album si ritaglia molti spazi propri, e spicca accanto alla voce. Anche nel brano finale si fa notare per le note sognanti che accompagnano “Marina cade dal muro”, cantando in inglese un aforisma di Marina Abramovic.
Dunque “A chi esita” è un invito a meditare, per poi agire, attingendo da grandi menti del nostro tempo, espresse in una musica che rappresenta la libertà stilistica di Valentina Fin. (Gilberto Ongaro)