LUKE PARIS "Another dance"
(2023 )
Il sogno è alla base della speranza umana, il cui anelito è sempre molto intenso, ma la sua realizzazione dipende (spesso) dalla tenacia di chi lo insegue senza mollare mai la presa.
L’invito che ci propone Luke Paris (Luca Rotoni) nell’opera prima “Another dance” è proprio quello di non issare mai bandiera bianca anche di fronte a quei sogni cosiddetti “impossibili”, quasi fosse un motivo di fierezza personale, un obiettivo irrinunciabile, costi quel che costi.
Per essere un debutto, Luke lo ha realizzato con pertinenza espressiva, forgiando un rock caparbio, grintoso ed autorevole, andando un po' controcorrente con l’aria musicale che respira dove vive a Parigi, benché da questa abbia attinto certi aspetti romantici che non ha mancato di implementare nelle ponderative “Thinkin of you”, “Yes I do” e “Just wanna be myself”: un trittico eloquente di come il Nostro se la cavi egregiamente anche in modalità ballad.
Invece i due singoli “Falling like a lover” e “Christmas gift” espletano bene il ruolo di quel rock sanguigno, che fanno da profondo portavoce all’indole più viscerale di Luke che, sinceramente, è quella che preferisco benché (sia chiaro!) atti come la titletrack, “R U Dreamin?” o “If I were you” non siano certamente fratelli minori, stando al passo di una pacca ruggente e fluida, capace di far rombare il motore dell’album senza trasmettere sospetti d’avaria, ma godendo (altresì) di ottima salute esecutiva e progettuale.
All’appello, mancano ancora l’efficacia linearità rockeggiante di “Blow my mind” e “All in all”, che orbitano intorno alla saggezza chitarristica di Tom Petty e al Peter Frampton meno vanitoso. Ora che tutti han risposto “presente!”, ci si chiede come si possa ignorare il rock-chorus di “Another dance”, che tiene alto il vessillo di un genere (per fortuna!) mai assopito, ed anzi ritoccato con nuove sorprendenti rivelazioni, assaporate con più gusto perché sfoggiate da talenti come Luke Paris che, d’improvviso, con esigenza fremente e cuore fibrillante ha risposto, d’emblèe, alla “chiamata alle armi” senza farsi pregare più di tanto: e meno male...
Allez, garçon! Rock on! (Max Casali)