recensioni dischi
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CORMORANO  "Obliquizioni d'autunno"
   (2023 )

Pochi musicisti hanno lasciato una significativa traccia nella cultura e nel mondo accademico come Demetrio Stratos, profeta della sperimentazione vocale, cantante dei Ribelli nel periodo beat e degli Area nel decennio Seventies, malgrado ci abbia lasciato a soli 34 anni (1979).

Quando lo incontrai in occasione di un concerto degli Area dove venivano presentati alcuni brani del nuovo disco ''Gli dei se ne vanno gli arrabbiati restano'' (1978), l’ultimo con Demetrio, pur nelle poche parole scambiate davanti al suo organo mentre allestivano il palco, rimasi colpito da una presenza carismatica abbinata al coraggio di esplorare inedite frontiere musicali, aspetti che, pur facendo parte del trend di allora, venivano elaborati in modo unico, irripetibile.

Fortunatamente possiamo ancora apprezzare le sue eccezionali performance e le sue originali sperimentazioni, oltre che nella produzione Area degli anni Settanta, nei suoi dischi solisti ''Metrodora'' (1976) e ''Cantare la voce'' (1978) che, con il prezioso libricino di M. Giusti, ''Demetrio Stratos'', Mursia editore, 1979, uscito lo stesso anno della sua scomparsa (disponiamo ora di una abbondante bibliografia), custodisco gelosamente nei miei scaffali. E’ notizia recente la nascita a Ravenna di un archivio dedicato alle sue ricerche foniche.

Tranquilli: nessun depistaggio, ho solo richiamato alcuni elementi storici ed esperienziali per introdurre quello che può essere considerato a tutti gli effetti l’erede musicale di Stratos, Raffaello Regoli, voce e frontman dei Cormorano.

''Obliquizioni d’Autunno'', ultimo lavoro della storica band emiliana nata nel lontano 1975 e riunitasi nel 2020 (formazione attuale: Antonio Dondi, batteria; Raffaello Regoli, voce; Elia Filippini, tastiere, Francesco Boni, basso; Gabriele Giovanardi, sax; Raffaele Marchetti, chitarra), in linea con i precedenti dischi, ci offre un jazz-rock (categoria datata e generica frammentatasi in sottotipi, ma su cui ci si intende ancora perfettamente) impegnativo di taglio sperimentale con chiari (inevitabili direi) influssi Area elaborati con un’efficace impronta personale che non guarda al passato ma al presente.

Dopo il brano di apertura (''Obliquizione''), lento, con profonde note di piano, tappeti di tastiere, effetti vocali e recitati sovrapposti, nelle successive otto tracce si avvicendano fraseggi fra i vari strumenti (voce compresa) con cambi di atmosfere e di ritmica che (non) ti aspetti, all’insegna di una indiscussa qualità tecnica dei componenti. Ci si trova così immersi nel sound tipico di una tradizione musicale che, grazie ai suoi costanti adeguamenti uniti alla benemerita insensibilità verso i mortiferi canti delle sirene commerciali e modaiole, ha saputo reggere alla dura prova del tempo, mostrando ancora tutta la sua vitalità.

Chiude una raffinata cover di ''Pugni chiusi'', un classico dei Ribelli cantata da Maestro Demetrio.

E' dunque un genere di nicchia? Fate vobis, fatto sta che il buon vino d’annata, in barba a Lor signori che intendono demonizzarlo nell’ottica di sostituire le nostre sane tradizioni culinarie (si veda Capatti A., Montanari M., ''La cucina italiana. Storia di una cultura'', Laterza, 2005) con insetti e cibo sintetico, sta solo nelle botti piccole ed occorre saperlo gustare. E dunque buon appetito… ehm pardon, buon ascolto! (MauroProg)