DELUDED BY LESBIANS "Umami"
(2023 )
Da quindici anni, ascoltare i Deluded By Lesbians è sempre un piacere, per vari motivi.
Di seguito, ne elencherò alcuni, in ordine sparso.
1. sono corroboranti come il Sargenor: se avete avuto una giornata pesante nella quale il capo, i colleghi, i parenti (acquisiti e non), i familiari, gli ex-amici o un amore giovanile riemerso dal passato vi hanno fatto dannare, un qualsiasi album dei Deluded By Lesbians potrebbe rimettervi in sesto;
2. sono poco impegnativi: ecco, io, per esempio, “Umami” – dieci nuove canzoni su label Bagana/B District - l’ho ascoltato per ben tre volte di fila mentre facevo la Settimana Enigmistica. Peraltro, ero anche in ferie, quindi rilassato e ben disposto, fattori che concorrono ad un maggiore godimento del repertorio di questo curioso trio. Che sarà sì sbilenco, pazzerello e frizzantino, ma fa la sua cosa con incrollabile coerenza;
3. grondano humour da ogni strofa, non parliamo poi dei ritornelli, alcuni dei quali ti scopri a cantarli prima ancora di averli sentiti, roba da non crederci. Animati da una sincera goliardia, sanno prendersi poco sul serio, ma seriamente. Voglio dire: in ossequio alla cultura giapponese, cui sono ispirati cover-art e titolo dell’album, nell’in-sleeve del cd hanno messo il libretto coi testi in inglese ed un secondo libretto con i testi in giapponese. Idea carina, anche se avrei preferito il testo a fronte, per meglio verificare la traduzione: così devo saltare continuamente da uno all’altro, e non è pratico;
4. non sono mai noiosi: in fondo, a chi non piace il pop-punk? Lo lasci andare e fa tutto da sé: mai avuto problemi con Green Day, Blink182, Sum41 e mille altri della stessa risma, o no? Gli ingredienti di “Umami” sono pochi, ma il sapore è gradevole: pezzi pestoni in quattro quarti, chitarroni all’ammmericana, il-basso-pompa-il-basso-che-pompa, chorus anthemici (come dicono quelli bravi), qualche bel solo sporco. Anche volendo, non riesci mai a stufarti;
5. in ossequio al punto 2, non trattano temi complessi, anzi: prevalentemente, parlano di cibo e di altre amenità assortite (“Bacon” e “Freddie", tanto per citarne due, ma sono gag a getto continuo). Tipo: il primo singolo è “Rufus” e tratta di un asino domestico che passa la giornata aspettando il rientro a casa del suo padrone, il quale grida a gran voce quanto ne senta la mancanza. Il secondo singolo è “Glutamate” ed approfondisce il concetto di umami, da cui il titolo dell’album. In pratica, in Giappone hanno scoperto l’esistenza di un quinto gusto, oltre a salato, dolce, amaro, acido, e precisano come questo gusto si percepisca in alcuni particolari alimenti. Compreso il brodo, da cui l’elogio della follia del glutammato. Tutta cultura, ma spicciola, qualcosa tra Focus, Topolino e Wikipedia: va benone, specie se hai poco tempo e vuoi apprendere utili nozioni viaggiando in metrò, ché non si riesce a tenere un libro in mano da tanto è piena;
6. per parlare di loro, non occorre sciorinare una grande cultura musicale o citare gruppi impossibili come riferimenti dotti: bastano quelli nominati al punto 4, con l’aggiunta di Weezer (“Suntanning in the Baltics”: come cercare rifugio in Paesi freddi e rimediare una scottatura a causa del riscaldamento globale), Sublime (“The only thing I ask you”: giù le mani dai miei dischi!), T.Rex (“Out of my head”, gran bel boogie retrò), Offspring (“WIFI”, con assolone memorabile di Timo Tolkki degli Stratovarius). Si possono addirittura evitare paragoni ed ascoltare il disco per quello che è, un passatempo senza troppi problemi né particolari implicazioni: l’equivalente di un servizio di escort, ma nel settore dell’intrattenimento musicale, altrettanto ricreativo, ma meno borderline;
7. il fatto che fino dagli albori portino i nomi d’arte di Lara Brixen, Federica Knox e Laura O’Clock mi ha sempre divertito, anche perché Laura O’Clock lo/a conosco personalmente ed è quanto di meno femminile possiate immaginare.
Volevo aggiungere che “Alone”, buttata lì in chiusura con un giro di accordi tra Sunny Day Real Estate e Spin Doctors, suona perfino lievemente malinconica, ma oddìo, avvocato, eviterei, onde non mutare il tono generale di queste note spicciole.
Divertenti, lievi, rivitalizzanti, una garanzia contro il logorio della vita moderna. Ecco, tutto qui. (Manuel Maverna)