recensioni dischi
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ACID ARAB  "٣ (Trois)"
   (2023 )

Educati da migliaia di terabytes di note al rispetto della world music e delle radici locali rilette e rivissute grazie a nomi, cito alla rinfusa, come Peter Gabriel e Tinariwen (ma se nessuno ha ascoltato le dolci Nubiennes di ormai trent'anni fa, per favore lo faccia), perdiamo un po' di vista un concetto: l'umanità non progredisce con gli steccati ma con le mescidanze, le ibridazioni, i tentativi di dialogo, anche se costano caro (e non apriamo il capitolo migrazioni perché merita altre penne, ma ci siamo capiti).

Tutto ciò per dire che fenomeni come gli Acid Arab sono tutt'altro che marginali e commerciali: il nuovo disco del celebre collettivo franco-algerino, che mescola musica elettronica occidentale con suoni e voci orientali, centra il bersaglio con un ventaglio di ritmi e sonorità che fanno ballare senza mai far distrarre il pensiero da temi enormi come il dialogo tra culture, la civile convivenza, la mescolanza, cause cui la musica è chiamata a dare un forte contributo.

Certo, a volte la iniezione di tecnologia ha un po' un retrogusto di già sentito alla Chemical Brothers (che peraltro sono un ottimo modello), al vostro affezionatissimo che intanto non smette di muovere il piedino verrebbe voglia di aggiungervi a mo' di peperino o zenzero un po' di Brian Eno o di Radiohead, ma sarebbe chiedere troppo e altro a una compagine affiatata e sarebbe come uscire dal seminato... e poi se volete ancheggiare o financo twerkare alla faccia di Salvini, Meloni and company qui avrete una colonna sonora adeguata, divertente, potente, dirompente, ipnotica senza rischiare con la trance anche il ritiro patente e che induce ad alzare la manopola del volume del vostro stereo fino a livelli da lite condominiale.

Shukran! voto 8 e viva la musica che unisce e progredisce. (Lorenzo Morandotti)