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MIHARU OGURA  "Ogura plays Stockhausen"
   (2023 )

“Amo la glacialità della musica atonale, e il modo in cui non è capita, forse neppure da me”. Così cantavano i Bluvertigo, in “Decadenza”. E Miharu Ogura, pianista giapponese classe '96, decide di affrontare (pubblicando per Thanatosis Produktion) i primi 11 Klavierstücke, pezzi per pianoforte di Karlheinz Stockhausen, composti tra il 1952 e il 1956 (poi ne comporrà altri 8, tra il 1979 ed il 2003).

Ogura segue pedissequamente il dettato del compositore, come bisogna in questi casi. La musica atonale, proprio perché “libera” dalla tonalità, sottostà a molte più regole. All'ascolto sembra di percepire del caos, ma non c'è nulla di improvvisato: è tutto scritto a spartito, e chi ci si vuole cimentare, deve avere una precisione certosina, e adottare una concezione matematica della musica.

Ho cercato di trovare le partiture, per non restare del tutto disorientato. Ebbene, Stockhausen ha inserito, sopra alle note, un altro rigo con una linea continua, che indica la velocità. Se la linea è bassa sul pentagramma, si suona lenti, e se è alta si accelera. Si passa da un minimo di 45 a 180 bpm. Dunque, la velocità è continuamente variabile: una difficoltà in più, che però la pianista riesce a superare, con disinvoltura.

Così, potete godervi dei formicolii di note amorfe brevissime, lunghissime, alternati da cluster. Cos'è un cluster? Beh, ve lo spiego in maniera colta e universitaria: fate passare un gatto sul pianoforte, o sbattete una mano sulla tastiera. Quello che sentite è un cluster!

Come succede spesso nella musica atonale (e toccando Stockhausen stiamo parlando di una delle massime figure del Novecento), l'approccio è scientifico. Non cercate metafore, figurazioni; io le uso per potervi descrivere qualcosa, altrimenti che ci facciamo qui? Ma le note che ascoltate, significano solo sé stesse. Non è espressione di un “disagio” dell'età moderna, o cose così (per quello bisogna andare da Theodor W. Adorno, ma è tutta un'altra storia). L'ascolto dev'essere fenomenologico, cioè si valuta caso per caso ogni evento che accade (spesso tra un cluster e un formicolio ci sono lunghe pause), e si recepiscono attivamente gli effetti.

Questa musica non esprime altro da sé: è, accade. E, perlomeno all'ascolto, senza vedere la performance dal vivo, Miharu Ogura resta fedele a questo atteggiamento rigoroso. (Gilberto Ongaro)