DUCK BALENO "Popa's nightmare"
(2023 )
Di solito, le marche di moda non è che le capisca tanto. Però, le scarpe della Vans mi piacciono, e dunque se i Duck Baleno sono stati sponsorizzati dall'azienda per un singolo (“Enough Time”) e finiti nella top 5 di Vans Musicians Wanted, posso intuire che ci sia qualcosa che possa piacermi. Accendo, e infatti.
Qui si naviga tra Franz Ferdinand, Arctic Monkeys e in genere quell'indie rock, ma indie per davvero, che mescola felicemente rock, elettronica, psichedelica, sprazzi pop e ritmi sincopati funk. L'album “Popa's nightmare” si apre con “Forty days”, con voce pitchata verso l'alto, facendola sembrare quella di un bambino. Forse, perché il testo parla di un ricordo infantile di vacanze noiose. La voce difficilmente si capisce in tutto il disco, e non perché canti in inglese, ma perché è volutamente inserita alla pari nel mix. La voce è un elemento musicale che agisce insieme agli altri; non è lì per spiccare, ma per apprezzarne la melodia.
Il sound ricorda un po' “Dreams wash away” di Joe Wong, canzone che chiude “Midnight Gospel”. E se non sapete che cos'è, andate su Netflix, abbonatevi se non ce l'avete, e guardatevi questa serie. L'ultimo episodio finisce con quella canzone, e capirete il valore che ha. Ma torniamo ai Duck Baleno.
“Playin' with Steve” inizia come una canzone dei Rockets, in shuffle. L'assolo di chitarra è distorto e malato, e il pezzo finisce con una citazione da “I mostri” di Dino Risi. C'è tanta carne al fuoco. “Silly gun” è un pop elettronico con groove di basso, che suona luminoso, come stelle rosa in un cielo giallo. La voce procede distorta in “6 months”, mentre “I'm not a criminal” crea una struttura musicale molto interessante. È un 6/8, ma la chitarra ci suona in levare in strofa, e il basso è plettrato. Poi, nel preritornello pare l'hammond, e il ritornello è fatto da due parti distinte... Va bè, non c'ho voglia di descriverla in maniera tecnica, cercatevela che ne vale la pena! Scusate, ma è questa musica così libera e divertente, che mi rende parecchio informale.
“Jennaro” è uno strumentale fiammeggiante, dove le note gravi di pianoforte dialogano con la chitarra elettrica. “Techno country”, come suggerisce il titolo, introduce i battiti dritti da techno, però sui bassi sintetici da discoteca, scorre un organo... da partita di baseball. Questa canzone la sentirei bene nella playlist di FIFA Soccer! Del resto, “For money” questo ed altro, augurandoglielo ai Duck Baleno, che mantengono in vita in maniera personale questo stile. (Gilberto Ongaro)