recensioni dischi
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MARTINA BERTONI  "Hypnagogia"
   (2023 )

A due anni di distanza da “Music for Empty Flats”, è tornata Martina Bertoni. “Hypnagogia”, che indica lo stato di coscienza di transizione dalla veglia al sonno, è il titolo scelto dall’artista per questo nuovo lavoro (uscito per Karlrecords) che comprende sei brani ispirati dalla lettura di “Solaris” di Stanislaw Lem.

L’idea era quella di raccontare, in musica, le strutture del subconscio dello stato mentale appena descritto, attraverso l’esplorazione delle potenzialità del suo strumento, il violoncello. Riverberi, feedback e basse frequenze diventano, quindi, il mezzo per modellare i brani, che vanno a inserirsi in una zona grigia fra ambient-drone e modern classical, ma che esprimono perfettamente anche un gusto sperimentale che sfocia nell’avanguardismo.

“Inversion” scava in profondità e aumenta lentamente di intensità, prima di sciogliersi e rarefarsi, anticipando l’incedere più lineare, ma anche più grave, di “Collided”. I suoni si dilatano ulteriormente, quasi fluttuando nell’etere, in “From E to W”, che in sé contiene più luce della successiva “Orchid”, le cui eleganti trame di violoncello svettano in un’atmosfera più densa, con squarci luminosi aperti su un fondale più cupo.

“Hemisphere” luccica e insegue soluzioni più armoniche, poi “Hypnagogia” si spegne con “Your Sun”, con note ambient-drone diverse a rincorrersi irregolarmente. In un 2023 ancora piuttosto avaro di uscite, la berlinese entra a gamba tesa con un disco curatissimo e decisamente ispirato, nel quale idee ambiziose si realizzano in grande stile. (Piergiuseppe Lippolis)