recensioni dischi
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BJM MARIO BAJARDI  "Vortex"
   (2023 )

Mario Bajardi è un violinista e musicista elettronico. Con il suo violino elettrico e tanti bei giocattoli come l'Haken Continuum, i sintetizzatori Sequential Pro 3 e il Mopho X 4 e software, crea un mondo sintetico, focalizzato sulla ricerca del suono. “Vortex” è un nuovo lavoro dove l'impronta di Brian Eno è percepibile, come nel conclusivo “Elogio alla follia”, brano che però si conclude con risate a crepapelle. Lasciando nel mistero il motivo della risata ed aggirandoci nei vari brani dell'album, distinguiamo a fatica il violino, che pure è presente, nel vorticoso frullato di timbri cangianti, e bassi pulsanti ed avvolgenti. L'unico episodio dove il violino appare chiaramente, in tutta la sua grazia, è “Balloon”, dove dolci arpeggi di pianoforte e l'arco creano delle texture da Vangelis, dialoganti con i bassi “zimmeriani” (zimmeriani perché fanno braaam).

“Viper Drops” è un brano aggressivo, molto percussivo, e in “Drunk”, accanto ai suoni “liquidi”, possiamo sentire il tintinnare di bicchieri. Sembra un affresco sonoro di un bancone da bar, con tanto di vetrata in penombra, e tu guardi al tavolo da biliardo barcollando. Suoni acidi ci accompagnano durante “Bridge”, qualcosa di minaccioso come certi scenari dei Nine Inch Nails. L'arpeggio dal suono quadrato (square) di “Démodé”, crea un'atmosfera vintage, che sembra una di quelle che sonorizzavano le prime computer grafiche. Ma poi arriva una batteria elettronica da trip hop à la Portishead, e la voce femminile (di YaYa Visconti) a portarci su un altro pianeta.

“Transistor” è quella che più si avvicina alla musica concreta, anche se non ci entra, trattandosi comunque di note intonate, che dialogano col versante rumoristico. Però l'effetto è tridimensionale. Altro scenario spaziale è quello di “K7”, sempre ritmato, mentre “Scraping” è un suono distorto ma disteso nel tempo, senza battiti che lo disturbino. “Vortex” è letteralmente un vortice di stimoli, di appassionante ed appassionata sperimentazione. (Gilberto Ongaro)