recensioni dischi
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PAOLO GANZ  "Borges, Atahualpa e le magiche lune"
   (2023 )

Ci sono dischi che suscitano, in chi scrive, un magnetismo esclusivo: sono quegli album che, oltre alla buona musica, ti insegnano qualcosa in più in un percorso di note e citazioni letterarie, e mi accorgo (con estremo piacere) che i titoli con queste peculiarità sono in crescita.

L’auspicio è che stia tornando la voglia di offrire al pubblico contenuti più ricchi e dotti. Temo, però, che non tutti avranno la tendenza ad impegnarsi per ricavarne i significati più reconditi e far propri lavori di cotanto spessore. Poco importa, come si dice ''pochi ma buoni'', in modo che si renda omaggio totalmente al nuovo album di Paolo Ganz “Borges, Atahualpa e le magiche lune”, rilasciato dalla label StorieDiNote.

Il menù annovera 10 traccie lavorate per un biennio, con l’attenzione di un bottegaio musicale, e segna il ritorno verso il cantautorato puro, dopo tanti excursus letterari. Interessante la rappresentanza strumentistica composta da bandoneon, harmonium indiano, tabla, trombino, saz, oboe, sezioni d’archi ed altre raffinatezze mediterranee.

L’apertura e chiusura del disco (“Prologo-La sirena” e “Nautilus-Non avrai altro Dio a cospetto del mare'') assumono sembianze narrative di una cerniera, per contenere atti d’eleganza folk come “Gente d’oltremare”, o episodi accorati come “Buonanotte buianotte” e “Choris epistrofi”, ma l’acme espressivo Ganz lo raggiunge con la toccante titletrack, che omaggia Ivo Pavone, suo amico e mentore.

I brani pulsano con sapore marino, poiché Paolo attribuisce al mare una sequela di fascinazioni, nel bene e nel male, e lo fa con omerico vento ispirativo. Impossibile non immaginarlo ne “Il viaggio”, con testo fortemente evocativo, parimenti ai “Naufraghi d’autunno”, disegnati minimamente da un commento sonoro tra ballad e spunti folk, mentre non mancate di cogliere “La ginestra”, profumata da spruzzate etno-jazz.

Vedete, con personaggi multitasking come Paolo Ganz non c’è il rischio di annoiarsi, in quanto l’esperienza incamerata, tra scrittura letteraria e musicale, certifica quanto la sua arte si impreziosisca sempre di nuovi risvolti culturali senza dimenticare il gran passato da bluesman, culminato con la realizzazione del primo e più completo metodo per armonica blues. “Borges, Atahualpa e le magiche lune” è l’ennesimo chicco autoriale di un granaio bello carico d’arte pregiata e raffinata, che arricchisce l’anima senza spocchia accademica. (Max Casali)