DIMINISHED MEN "Damage mécanique"
(2023 )
“Damage Mécanique”, così si intitola il nuovo album dei Diminished Men, perché il gruppo strumentale statunitense cerca di rappresentare una macchina in malfunzionamento. Un rock sperimentale che si intreccia con la musique concrète.
Uscito per la 2182 Recording Company, il disco focalizza l'attenzione sul dato rumoroso dei suoni, anche quando si tratta della chitarra, delle numerose programmazioni o del basso. Dopo brani caotici “Double vision”, c'è un momento più ambientale con le suggestioni di “Industry standards”. Poi, un allarme fa partire “Panopticon”. Il suo incedere regolare fa partire la ritmica di batteria, con basso dal suono inacidito e scelte creepy della chitarra. Segnali disturbati iniziano “Axial tremors”, coperti poi da un suono lo-fi di chitarra distorta. Il brano successivamente si declina in una direzione melodrammatica, da parte della chitarra, seguendo una melodia su scale minori e diminuite, inseguita dalle percussioni industriali, che sembrano ringhiere battute.
C'è una poetica del ferro, nella zona percussioni di quest'album, che raggiunge l'apice nel brano di chiusura “Spy”. Tutto suona solido anche in “The five agents”, attorno alla sinuosa linea di basso e ai due accordi di chitarra da “surf deviato”, elemento quest'ultimo che spicca di più in “Ae”. “Silver halides” inquieta con i suoi cromatismi e il generale sound malsano.
Una singolare commistione di musica concreta e surf, che può essere vista come una risposta americana al krautrock tedesco. (Gilberto Ongaro)