recensioni dischi
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HYPERWÜLFF  "Volume 3: Burrowing kingdoms"
   (2023 )

Gli Hyperwülff sono un duo felsineo formato da The Sarge (chitarra, voce, synth) e The Wülff (batteria, synth). Per i due musicisti, che raccontano di provenire dal pianeta Erion IX, il ritorno sulle scene, a fine 2022, è coinciso con la visita al pianeta Ktolon, alla scoperta dei resti di una civiltà scomparsa e di presenze misteriose.

Nel proseguire un progetto sci-fi metal già ben avviato con i due precedenti lavori pubblicati nel 2015 e nel 2018, il terzo capitolo del viaggio (“Volume 3: Burrowing Kingdoms”) intensifica in maniera significativa il ricorso all’elettronica, pur conservando un afflato (punk) metal che trova il proprio vigore nella ricerca dell’essenzialità.

A “1.343 Days Asleep” spetta il compito di introdurre un lavoro che deflagra e trova una delle sue migliori espressioni già con “Lost Home”, dove l’elettronica è contrappunto ideale al martellare incessante di batteria e ai riff granitici di chitarra, e l’approdo finale è anche gustosamente psichedelico. “Pathgrinder” è un deciso ritorno alla violenza viscerale più tipica del duo, anticipando le elucubrazioni interstellari di “Square Tip”, che riesce a evocare atmosfere space senza rinunciare alla consueta foga.

Nello spazio si sviluppa anche “Deep Range”, pur con un afflato decisamente psichedelico, anticipando le cinque parti (con le prime tre e le ultime due unite) di “Grief Chant”, dove tutte le idee, nuove e vecchie, vengono espresse e sintetizzate in due percorsi lunghi e imprevedibili, conducendo alle evoluzioni di “Ktolonite”, un noise psichedelico neanche troppo distante da spunti industrial.

Non c’è reale rivoluzione in “Volume 3: Burrowing Kingdoms”, ma nell’urgenza di evolversi e di non rimanere troppo simili a sé stessi, gli Hyperwülff riescono a conservare la propria identità e a raggiungere ancora buoni risultati. (Piergiuseppe Lippolis)