recensioni dischi
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ALPHATAURUS  "Alphataurus"
   (1973 )

Gli Alphataurus sono un gruppo milanese che nel 1973, in piena era progressive, realizzano il loro omonimo album di esordio per l’etichetta discografica Magma gestita da alcuni componenti dei New Trolls.

La suggestiva copertina del disco rappresenta un grande uccello dal cui ventre cadono bombe sulla città; una specie di monito verso i pericoli che racchiude in sé un progresso tecnologico portato avanti senza un minimo di saggezza e controllo.

In questo album, che si avvale della regola concept per sviluppare il delicato e annoso tema della ricerca di identità dell’uomo, gli Alphaturus si producono nella proposizione di una musica contraddistinta da ampi spazi strumentali e da liriche concise ma di sicuro effetto.

Ottima l’interpretazione del cantante Michele Bavaro la cui voce, evocativa e sempre in perenne movimento, è altrettanto efficace nell’esporre le tematiche trattate. Le tastiere di Pietro Pellegrini regalano ai brani la giusta dose di un raffinato feeling che si concretizza nella sua struttura grazie ad una attenta trasposizione di partiture musicali mai eccessive né ridondanti ma sicuramente efficaci.

Su questa falsariga si muovono l’iniziale ''Peccato d’Orgoglio'' e la strumentale ''Croma'', ma è la lunga ''La Mente Vola'', per chi scrive l’episodio migliore dell’album, che meglio mette a fuoco lo stile degli Alphataurus. Questo brano, epico e melodico e reso ancor più interessante dai suoni del moog, è caratterizzato da un ritornello recitato in coro, a più voci in controcanto, ed ha il pregio di rimanere subito nella mente senza per questo risultare affatto banale.

Nell’album non mancano le sperimentazioni, dagli effetti di phasing ai suoni della batteria filtrati attraverso il leslie dell’organo: si tratta comunque di tentativi molto artigianali portati avanti con i mezzi e gli strumenti che i gruppi avevano allora a disposizione. In ogni caso il risultato è più che apprezzabile, il disco si fa ascoltare con un certo interesse e risulta godibile e pienamente collocato all’interno del suo contesto, il rock progressivo.

Proseguendo con l’ascolto dei brani, molto graffiante è l’hard rock elettrico con venature blues di ''Dopo L’uragano'', senza dubbio all’altezza delle migliori prove d’oltre manica e d’oltre oceano. Il disco termina con ''Ombra Muta'', efficiente scorribanda musicale mutevole nel ritmo e nell’atmosfera. Questo brano, arricchito dai suoni liquidi delle tastiere e dalle note riverberanti della chitarra, ben presto si apre ad uno sviluppo decisamente hard, mettendo in evidenza la buona attitudine dei musicisti alle variazioni repentine di umore.

Tra prog e accenti hard e blues gli Alphataurus riescono a distinguersi per avere inserito nelle loro composizioni, peraltro molto vicine allo spirito anglosassone, elementi della nostra cultura musicale a partire da un evidente ricorso alla melodia. Nel 1992 esce postumo l’album ''Dietro l’uragano'', e in anni più recenti gli Alphataurus daranno alle stampe altri lavori in seguito ad una reunion del gruppo; altre storie, altri tempi. (Moreno Lenzi)