BATIDA "Neon colonialismo"
(2023 )
La musica da ballo, si sa, a volte nasconde dei significati che colgono solo alcuni, mentre gli altri si limitano a ballare. Così accade di sicuro in “Hmmm”, il cui titolo fa riferimento a quell'unico momento, in cui, nel pezzo dance, si sente una voce mugolare alcune note con una certa intensità interpretativa. Alla maggior parte delle persone non dirà molto; gli angolani invece sentiranno un brivido, riconoscendo la voce di Bonga. Il sample della voce, e quello delle chitarre, provengono da “Mona Ki Ngi Xica”, canzone del 1972 che in lingua kimbundu, una lingua angolana, parla di esilio, in un periodo in cui l'Angola era ancora sotto dominazione portoghese.
Questo dà la chiave di lettura all'album “Neon Colonialismo”, dell'artista portoghese Batida, che mescola influenze afro nella sua elettronica, creando un sound transnazionale; è un incontro dialettico tra i beat EDM e suoni capoverdiani, angolani e brasiliani, sotto la voce che all'inizio di “Farramenta” ripete “Igual, egual, equal, equal”.
Ci vuole un piccolo paragrafo storico, per capire il significato di tutto questo. Il Portogallo dominava l'Angola, che nel 1961 iniziò la sua guerra per l'indipendenza, raggiunta nel 1975 (dando inizio a una guerra civile, finita nel 2002). Il Portogallo, a sua volta, dagli anni Trenta viveva sotto il regime dittatoriale di Estado Novo, che ereditava un impero coloniale che comprendeva, tra gli altri Stati, Angola e Capo Verde. Nel 1974, la Rivoluzione dei Garofani rovesciò la tirannia, iniziando (poteva partire un altro giorno, e invece) il 25 aprile! Questo chiaramente favorì la liberazione dell'Angola. (Fonte per questo piccolo paragrafo: Wikipedia).
Si possono intuire da questo, le forze popolari che sia dal Portogallo, che dall'Angola, spingevano per un rinnovamento sociale, senza colonialismi e senza dittature. Oggi quel sentimento condiviso si può tradurre in musica. Ed eccoci a “Neon Colonialismo”, scritto sulla copertina del disco con lettere al neon. Nel frullatore dei brani, in “Batida Botto” possiamo riconoscere il sound di chitarra africana, e il tipico fischietto brasilero. Immancabile il reggaetòn di “Eléctrico”, modificato però con suggestioni folkloriche, a chiudere un album che conta numerosi ospiti, come il rapper Ikonoklasta in “Sr Mandão”, e Lia de Itamaracà in “Tem Dor (Africa de Itamaracà)”.
Per far riemergere la cultura club, quella che unisce tutti in un'utopia musicale, abbattendo i confini. (Gilberto Ongaro)