BARTOLOMEYBITTMANN "Zehn"
(2023 )
Rock and roll without guitar, cantava qualcuno. Fare rock senza chitarra, è possibile? Sì, ma anche senza batteria e basso? Certo, Matthias Bartolomey e Klemens Bittmann ce lo dimostrano, nel loro duo che fonde i loro cognomi, suonando l'uno il violoncello, l'altro viola e mandola. E senza effettare gli strumenti. Tutta l'energia che ascoltiamo, è frutto del loro virtuosismo.
Uscito per la Preiser Records, l'album “Zehn” (dieci) celebra la loro decennale attività, e presenta undici brani caratterizzati da riff rock, carichi di groove, ritmi frenetici e addirittura dei breakdown, come sarebbe nella migliore tradizione metal. Non mancano momenti più classicamente cameristici, ma sempre colorati da tinte folk. Il pizzicare della mandola non dà adito a richiami rinascimentali: nonostante il timbro chiaramente “del passato”, suona assolutamente moderno, come nella ritmica di “Club Chlumecky”, e corre sfrenata in “Insieme”.
Spiccano in “Les Tecchler”, le rapide melodie pentatoniche di viola, assimilabili allo shredding, accanto a un ritmo sincopato. “Süden” invece, in questo contesto, suona come la loro “More than words” degli Extreme, con questo calmo ritmo stoppato. In “Schickeria” il duo austriaco si diverte in un ritmo terzinato, come nel miglior glam, mentre ''Intellektomat'' non ha nulla da invidiare a un pezzo dei Motörhead, in quanto ad aggressività. In “Bravolaf”, i due seguono un tema all'unisono, pieno di difficili pause e controtempi da eseguire, come in una band fusion o progressive.
Non credo arrivino a distruggere anche i loro archetti dal vivo, come i 2Cellos, ma troverete queste e altre sorprese nell'album “Zehn”, dei BartolomeyBittmann! (Gilberto Ongaro)