CHRISTABEL DREAMS "Our kind of place"
(2022 )
Va bene, riveliamo pure che trattasi di ulteriore inchiostro fuoriuscito nel biennio pandemico ma, almeno stavolta, i contenuti non parlano di esso ma, invece, testimoniano la condizione dell’uomo avvolto nei suoi ampi sentimenti che ambisce a ritrovare, nonostante sia cosciente di quanto il tempo scorra veloce e indomabile.
La tematica del duo elettronico dei Christabel Dreams (Christian Gatti ed Emmanuele Viola) già mi intriga in premessa; e poi, se ci si immerge nel mondo del nuovo album “Our kind of place”, verrete accolti da 10 episodi uniformi e concreti, in un corollario di segreti, speranze, delusioni che fan parte del nostro “errare” umano.
L’identikit sonoro del mini-combo disegna lineamenti tra Ultravox, Joy Division, New Order con tutti i dettagli che udimmo negli anni ’80-’90. I ragazzi tolgono gli ormeggi con “Praia do Rei”, per navigare con una ritmica lineare e forbita, ma la rotta rallenta con i gemelli oscuri di “Dead Dance” e “December Ends”, venati di apprezzabile malinconia. Ancor più ponderativa appare “Love is Black and White”, ed è quel dondolio vocale tanto caro a Ian Curtis, mentre “Stone” esprime un’indole spaesata, dispersa in un labirinto misterioso.
“Dusk” rimette il piede sull’acceleratore ma sempre con equilibrio, per non sbandare nella curva pervasiva. Invece, “Song for Sophie” dona splendidi riferimenti al vellutato autoritarismo narrativo di Morrissey (The Smiths). Poi, con “The broken way” si sprofonda negli abissi riflessivi con humus nostalgico e decadente, parimenti a “The only place for you and I” che approda in porto, ancorando un disco rispettabile, ardente, notturno, ma luccicante di contenuti eloquenti e accomunanti, con i Christabel Dreams pronti a non far mistero del loro diario segreto, formulato con ardore e coraggio, scegliendo la modalità più difficile per questi tempi: un intero album (e che album!) e non singoletti acchiappa “like” e nulla più.
Christian ed Emmanuele: garanti della bella musica. (Max Casali)