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OTTOBRE ROSSO  "La testa in fondo al pozzo"
   (2022 )

Quasi uscisse ex abrupto da una capsula del tempo, ricoperto da una sottile patina di deja-vu, avvolto in un’amabile aura d’antan che riconsegna alla memoria tratti indelebili di passati splendori, “La testa in fondo al pozzo” vede l’esordio per Sorry Mom! del quintetto piemontese Ottobre Rosso, nato per iniziativa del bassista Steve Balocco sul finire del 2020.

Album che è un tuffo al cuore per chi abbia avuto la fortuna di vivere i tempi d’oro della new-wave nostrana, raccoglie in ventotto minuti otto tracce di rara bellezza, che parlano un linguaggio insolito di questi tempi: bastano i primi due secondi – ribadisco: due secondi - dell’opener “Nel vuoto” per risalire agli albori di un suono che a suo modo ha fatto storia.

Due secondi che hanno l’eco inconfondibile dei Diaframma di “Siberia”, prodromo di un lavoro ammirevole nel suo scoperto, insistito, lodevole tentativo di conferire attualità ai ricordi, innestando su tessiture memori dei giorni d’oro elementi di novità, affrancandosi dalla pedissequa riproposizione dello standard: validi esempi, il crooning à la Giovanni Succi sulla strofa de “L’assedio”, culminante in un ampio chorus che richiama Garbo, o la malinconica cadenza di “Inverno” in chiusura, mid-tempo contrappuntato dal synth e spento in una toccante coda per pianoforte.

L’insieme – semplicemente – funziona, soprattutto perché le canzoni – ça va sans dire – sono di pregevole fattura, connubio di testi introspettivi quanto basta, di arrangiamenti accattivanti, di un lavoro di produzione che ben aggiorna i suoni al mood del momento: “Il vortice di Anna” è sì un salto ai Litfiba di “17 re”, ma con la linea di basso ben piantata nello stomaco e con una variazione a metà del brano che porta il tutto dalle parti dei C.S.I. periodo “Ko de mondo”; “Mentre piove” e “Bianco avorio” hanno movenze che riecheggiano l’eleganza dei Moda di Andrea Chimenti; “Quello che resta”, con piano e basso a dettare ancora una volta la direzione, è una perfetta amalgama di elementi che stilisticamente sembrano indicare una via. Magari è un percorso già battuto, ma affrontato con la personalità e la consapevolezza di chi sa di avere molto da dire. (Manuel Maverna)