CLAUDIO MELCHIOR "Io sono un gatto"
(2022 )
Il nuovo album di Claudio Melchior, “Io sono un gatto”, continua nella direzione synth-pop irriverente dell'esordio “Ho molti follower”. Uscito per la New Model Label, l'LP ha come filo conduttore sparso nelle canzoni, quello del tempo, che “ci vuole far male”, visto come uno “stronzo” che “alla fine dovrà pur finire”. Queste parole vengono da “Schivare la pioggia”, che compare in duplice versione, elettronica ed acustica.
Il tempo torna protagonista anche in “Ogni notte”, midtempo con tromba, dedicata alla parte buia della giornata, amata e odiata dal protagonista: “L'orologio della notte, con le sue stanghette rotte” disorienta, e fa venire voglia di “Fuga”. “Fuga, come non ci fosse più tempo. Fuga come il tempo fosse lento”. Eppure sembra ci sia accettazione per tutto quel che il destino decide: “Mi piace vivere ma anche scomparire”.
Un ritmo rapido à la Camerini sorregge “Sciacquettati”, che forse sdrammatizzava la smania di disinfettarci le mani, quando la pandemia era al suo apice... o semplicemente canta d'amore con leggerezza: “Tu sciacquettati un po' le mani amore mio in questo mare di carezze, in quest'oceano di stranezze”. Ma anche qui fa capolino la quarta dimensione: “Nessuno può capire il tempo che passa, nessuno ha voglia di dirimere la matassa”.
“Dante pop” resuscita il padre della lingua italiana, ridandogli l'irruenza che deve avere avuto da vivo, nel mandare all'inferno persone ancora vive, nella sua Divina Commedia: “Dante pop, vi fotterò con quattro rime (…) quello che nasce dal concime a volte fa schifo, a volte è sublime”. Nella titletrack, “Io sono un gatto”, Claudio si identifica con il felino domestico, l'animale più anarchico: “Io sono un gatto, mi piaccio matto, amo la vita e tu sai perché (...) voi voi che non state mai fermi, voi voi, sempre mani alle armi”. Il singolo è accompagnato da un videoclip, per il quale il disegnatore UrzRulez ha realizzato un simpatico certosino grigio dagli occhi azzurri.
Il tempo è ciò che collega i testi, che altrimenti sarebbero un po' sconnessi tra loro; questi personaggi di Dante e del gatto sono metafore un po' criptiche, nel contesto dell'album. Forse, con più ascolti si possono cogliere i collegamenti. Sicuramente, per citare ancora “Schivare la pioggia”, il brano più significativo, questo pop elettronico aiuta a “schivare la pioggia, il dolore, le note stonate, le emozioni e l'onore”, e a “ricavarci una tana al caldo e dormire lasciando scorrere il vento”, al riparo dalle falsità delle “gole nere”, che sembrano essere quelle dei potenti di turno. (Gilberto Ongaro)