BARDOMAGNO "Li bardi son tornati in locanda"
(2022 )
Lieta notizia che vo favellando, e tosto mi accingo a scrivere, su questa pergamena di pixel. Il dispaccio de L'Altoparlante mi annuncia che “Li bardi son tornati in locanda”, seconda incisione (o come dicono loro, secundo silloge) dei BardoMagno, li musici di Feudalesimo e Libertà, la community più gagliarda che ci rimembra le meraviglie del Medioevo, epoca ingiustamente vituperata dall'Illuminismo in poi!
Band a tema, come i Sabaton per le guerre e i Great Master per sollazzare i bucanieri, col loro pirate metal, i BardoMagno ci portano un folk punk (a volte metal) estremamente melodico, orecchiabile e goliardico. La cosa forte, è che riescono ad essere sia divertenti, che storicamente accurati. A parte forse per “La cintura di castità”, che mi sembra fosse un'usanza parzialmente smentita; ma questa ballata medievale fa riflettere sul senso del possesso dell'uomo sulla donna, che non fu solo prealessandrino, continua ad esserci anche nell'età postindustriale... Forse anche oggi qualcuno vorrebbe utilizzare “l'antifurto delle sue grazie”. Che immagine da Mel Brooks!
I nostri “eroi in calzamaglia”, intonando in coro “Deus lo vult”, dedicano il loro tormentone (non me lo levo dalla testa da tre giorni) al professore di storia più in vista del momento: Alessandro Barbero, medievista che ridà dignità alla cosiddetta “era oscura”. In “Magister Barbero” possiamo dunque cantare in stampatello: “BARBERO, BARBERO, ILLUMINACI IL SENTIERO, IN QUESTO MONDO DI GAGLIOFFI E PERACOTTAI!” Leggendari! Nel pezzo compare anche Renato Minutolo, che imita alla perfezione il professore piemontese, il quale, tra l'altro, ha pure commentato il loro videoclip su YouTube, suscitando il giubilo dei fan. Quant'è bello l'Internet!
Ascoltando questo “Magister Barbero”, un po' torna alla mente la dedica a Giorgio Mastrota dei Nanowar of Steel. E infatti, manco ad aver spiato la tracklist, poco più in là compare ospite Mr. Baffo, a cantare “La prima cotta”. Ovviamente la cotta di maglia, cioè l'armatura. Perché, per un prode guerriero, la prima armatura “non si scorda mai”. Questo brano musicalmente si sposta nell'elettropop, e c'è un'altra canzone che alleggerisce il sound: “Clodoveo”, dedicata al sovrano merovingio, narrato su una musica che ricalca gli stilemi delle sigle dei cartoni anni '80. Questo eroe che aveva un sogno nel cassetto: fare amicizia col clero, e massacrare i Visigoti!
C'è qualche puntatina nell'età moderna, entrando nel Seicento, dov'erano ambientati i Promessi Sposi, con la sorprendente presa di posizione: “Don Rodrigo aveva ragione”. Su musica di clavicembalo e flauto, il cantante prende le difese del personaggio, asserendo che difendeva Lucia da quello stalker di Renzo. Don Rodrigo è stato frainteso, e il coro ribadisce: “Signorotto Locale Lives Matters”! Ma a parte questo, si resta nell'età di mezzo, a narrar le gesta italiche, quando l'Italia ancora non esisteva, nel Trecento. “Game of Signorie” le nomina tutte, le famiglie che “si azzuffano nel Fight Club della nobiltà”: Sforza, Visconti, d'Este, Gonzaga... con strofe anacronistiche come “I Medici che ghostano i Pazzi nella festa”. E soprattutto, Urbino diventa un influencer. In effetti è vero, visto che il suo volto di profilo compariva di continuo, in tantissimi dipinti!
Geniale trasformare un reggaeton estivo in “Cerveza y latifondo”: “Quest'estate voglio staccare, e gli Aztechi colonizzare”. Il glam rock “Nel mio feudo” chiude i brani originali, facendo il verso ai nostalgici del Ventennio: loro rimpiangono sì gli anni Venti... ma quelli dell'anno 1000! Perché lì “Si stava meglio quando si stava MEGLIO”! Il disco è chiuso da tre cover come bonus track: “Drakkar special”, “Hanno ucciso Carlo Magno” e soprattutto “Federico II c'è”, che vi lascio scoprire che parodia è.
E in cotal guisa mi congedo, illustrissimo lettore! Questo umorismo è spettacolare, ma non dovrebbe far paura a nessuno. Tranne ai saraceni, loro sì che devono tremare! (Gilberto Ongaro)