THE CROOKS "Mediacracy"
(2022 )
Mai come oggi il ruolo dell'informazione è messo sotto esame e sotto scacco, nell'angolo come un pugile suonato (chi scrive ha lavorato per 25 anni in un quotidiano e oggi è a piedi senza lavoro), insomma un mondo in crisi che va messo e si mette in discussione: basta un postcapitalista spregiudicato come Elon Musk per incrinare la presunta democraticità di un social network trasversale come Twitter, basta un post in rete e un paio di foto magari taroccate, o rubate da altrui mani, per spacciarsi per giornalista e veicolare magari notizie di dubbia etica, ad esempio novax o sovraniste o complottiste o cospirazioniste (o altri concentrati di ignoranza e meschinità assortiti) al solo scopo di fare audience.
Un tempo Humphrey Bogart in un celebre film in bianco e nero diceva sornione: "è la stampa, bellezza, e tu non puoi farci niente". Oggi alla parola stampa basta sostituire "capitalismo" e il risultato non cambia.
Ma ne siamo proprio convinti? Forse basta un po' di coscienza in più. Un aneddoto che riferisce sempre il presidente dell'ordine dei giornalisti lombardo Alessandro Galimberti nei suoi incontri formativi con i colleghi: tempo fa la polizia postale stanò l'autore di post che su Youtube mettevano alla gogna un presunto maniaco assetato di vecchiette. Colpa di uno stalker professionista? Tutte balle, era solo un tredicenne che, ritenendosi sicuro nel buio della sua cameretta brufolosa di adolescente, si era accorto che così facendo la rete gli avrebbe cacciato fior di soldi, ché con i suoi miseri video altrimenti quella somma poteva solo sognarsela.
Così va il mondo nel primo quarto del primo secolo del nuovo millennio. Giusto quindi che anche il mondo del rock si interroghi sulla bolla mediatica in cui siamo immersi e bombardati ogni nanosecondo che ci viene concesso dalla vita. Lo fanno a modo loro, non senza coraggio e non senza risultati di rilievo, i meneghini The Crooks, che tornano a pubblicare un disco per festeggiare il loro primo quarto di secolo, periodo che è un soffio se considerato da altre prospettive, ma i 25 anni di onorata carriera sono un bel risultato per una band, specie se si è iniziato a suonare quando ancora si vendevano i cd e le videocassette e oggi la musica viaggia in rete senza freni.
Esce quindi il loro nuovo "Mediacracy", fresco album di questa band power pop/rock italiana che ospita nientemeno che Kevin Preston, chitarrista dei Green Day, a sottolineare l'autorevolezza e maturità incamerate strada facendo. E il punk r'n'r dei Green si sente tra le matrici, anche se l'effetto voci è più vicino a Clash e Ramones... ma siamo sempre in una bella famiglia di contorno.
Si diceva del tema cardine, questo è un concept album come usava una volta, magari non siamo ai livelli di "Dark side of the moon" ma, sempre per restare in tema floydiano, più nelle vicinanze di "Radio Chaos" di Roger Waters: qui ci sono quattordici canzoni che ruotano attorno a un chiodo fisso, rimuginare sull'influenza che media e social hanno avuto in questi anni sullo stile di vita delle persone e sulla cultura. Analogico di una volta contro il digitale di oggi insomma, in un racconto godibile e in molti casi anche entusiasmante. E come detto non mancano le guest star ospiti: oltre a Kevin Preston (cantante dei Prima Donna e secondo chitarrista dei Green Day) che canta ''Rise it Up'', ecco Raldo Useless (chitarrista dei norvegesi Gluecifer) che regala al disco uno dei suoi assoli infuocati in ''Right Next'', mentre in ''Bad Boys'' ecco Ricky Rat (chitarrista dei Trash Brats di Detroit e bassista dei Dead Boys). Voto 7,5. (Lorenzo Morandotti)