LA BELLE EPOQUE "Demoni"
(2022 )
La belle epoque nacque in quel periodo storico (1871-1914) nel quale si ambiva al cambiamento e alla ricerca della bellezza col fermo intento di un rinnovamento su tutta la linea. Ebbene, c’è una band bergamasca che ha scelto di onorare quel periodo scegliendo il proprio nome.
Il quartetto di La Belle Epoque giunge al secondo album “Demoni” con una chiara griffe malinconica di base, quasi a testimoniare quel velo di nostalgia per quei vissuti vintage straordinari. Magari, dietro ai loro brani, si celano (nel privato) degli spassosi cialtroni, chissà… ma a noi, logicamente, interessa l’aspetto pubblico del combo, constatando come i 10 brani dell’album presentino una scrittura più ragionata, rispetto al precedente “Il mare di Dirac” del 2015, e già lo “score” segna un punto a loro favore.
Il sipario s’accende con le vivide luci cantautorali di “I primi giorni d’autunno” dimostrando di essere… “In piena” efficienza esecutiva, sgasando un po’ di più sull’intimità fremente, mentre cala la riflessione oscura nella sospensiva “Noi di notte”. Purtroppo, una macchia di “Inchiostro a seta” annerisce il contesto con un brano impalpabile ed un po' indeciso nello sviluppo: una piccola dèbacle che si dimentica alla svelta in quanto i Nostri, con i singoli “Tutto quello che saremo” e “Ad un passo dalla luna”, si riprendono il proscenio e la ribalta con due atti ispirati e cangianti.
Inoltre, per lottare “Contro i giganti” del nostro errare, ci mettono grinta e sferzate di ronzinante elettronica per poi spostarsi (e concludere il viaggio) a “Montecarlo” in un mix di spoken-word e riflessioni timorose. Tutto sommato, credo che “Demoni” sia uno di quei dischi che restituisce in pieno il mood intenzionale della band con una bella coerenza di fondo, che ci notifica la consapevolezza di quanto tutti noi siamo protagonisti dell’eterno contrasto tra istinto e ragione. (Max Casali)