DOCTOR DELTA "Stereo"
(2022 )
Ho avuto modo di conoscere Giorgio Casadei in altre circostanze musicali e da allora l’ho sempre ritenuto un musicista “pericolosamente” svincolato. Non facile esserlo in ambienti come quello musicale, densamente popolati da voraci pescecani, avidi soprattutto di potere e di vil denaro.
Con Alice Miali, cantautrice e brava chitarrista, ha dato i natali ai Doctor Delta, imbroccando per questo disco una strada dall’approcio non difficile (pop?), ma comunque intriso di blues e condito da suoni spesso “sbilenchi”, quasi a voler ricordare che lo zio Frank (Zappa) è sempre lì che sta a guardare.
‘Stereo’ è un album elettrico, come se volesse sfidare chi afferma che per fare un disco all’insegna della modernità, siano necessarie una scrittura complicata, l’uso massivo dell’elettronica o la velocità d’esecuzione. Evidentemente non è così, ed i Doctor Delta lo dimostrano ampiamente con una manciata di composizioni piene di italiana curiosità, pur essendo cantate in inglese.
Un percorso elettrico dicevo, ma addirittura singolare, se si osserva diversamente la “track list”, caratterizzata da una partenza in modalità più immediata ed assorbibile, via via dando l’impressione di un graduale itinerario verso un traguardo marcatamente zappiano, magnificamente esaltato ora da archi ora da fiati. Per chi ascolta non è quindi un “semplice” (ammesso che lo sia) album blues, ma un qualcosa che va oltre.
Forse è questa parte dell’eredità del blues, oggi, quanto si può ancora realizzare restando ancorati fortemente alle sue radici. Una strada che ha il suo punto d’inizio sul delta del Mississipi e che ha attraversato epoche e generazioni di gente comune, spesso in lotta per sopravvivere.
In breve, ‘Stereo’ è un momento di importante menzione, un tributo dalle caratteristiche che i rocker di casa nostra conoscono molto bene, perché l’aria che tira profuma di fantasia e divertimento. C’è spazio anche per un po’ di rock, ovvero l’ex figlio ribelle del blues, che alla fine si può anche nominare, perché in questo disco appare onesto, smettendo vesti d’elitè per indossarne altre più congeniali, che ci ricordano che è diventato grande ed importante proprio perchè è partito dal basso. (Mauro Furlan)