LETIZIA FUOCHI "Zing"
(2022 )
Lavoro denso ed impattante, soprattutto dal punto di vista dei testi, improntati all'esistenzialismo ed alla fragilità dei sentimenti la cui mutevolezza e caducità è ben onomatopeicamente rappresentata dal titolo "ZING"...
Letizia Fuochi è qui alla sua quarta uscita discografica e conferma, per chi non la conoscesse, di essere una ottima musicista (chitarra acustica) e cantautrice completa; sono suoi testi e musiche di tutti i dieci brani proposti, i cui pregevoli arrangiamenti nascono dalla collaborazione con esperti strumentisti.
Noto la presenza del percussionista Ettore Bonafé, che ho visto in diverse occasioni con Riccardo Tesi, e non posso che fare un piccolo balzo sulla sedia (in realtà siedo su uno sgabello da batteria, retaggio domestico di un mio recente passato...), quando ascoltando la prima traccia "Indietro mai" mi arrivano note familiari, quelle del vibrafono, in evidenza qui anche in un significativo assolo...(!).
Complessivamente tutti i brani denotano una solida quadratura ritmica ed armonica, a tratti epica come in "Piano piano" (brano n.2 in scaletta), e sono interpretati magistralmente dalla voce corposa ed intensa della nostra artista fiorentina, che si esprime molto bene nei registri medio/bassi con ottimi accenti e fraseggi originali (un'àncora ancòra... una sughera al vento). Mi arrivano anche virate di tonalità non scontate ed ottimi assoli di chitarre e percussioni, il tutto immerso in un mood acustico dove però, a volte, il sottofondo ritmico di chitarra acustica risulta ridondante.
L'influenza di due grandi cantautori quali Fabrizio De Andrè ed Ivan Graziani è percepibile, soprattutto rispettivamente in brani come "Ballata della donna trasformata in luna" (traccia n.9) e "Intatto tutto" (traccia n.4), con uno spigoloso assolo finale di chitarra trattata.
Gradevolissimo il brano n.5 "Sarò (dell'abisso o del cielo)", per me il migliore e più rappresentativo dell'intero disco, con echi di vibrafono e di Battiato...
Non chiedete pezzi allegri e spensierati a Letizia, perché anche il brano più movimentato e potenzialmente "leggero" come il n.7 "Agosto" è interpretato in chiave intimista, e l'incipit cantato che inizia con la frase "agosto quanta malinconia..." ce lo ribadisce... Voto 7. (Roberto Celi)