recensioni dischi
   torna all'elenco


DAMIEN MC FLY  "Frames"
   (2022 )

Sicuramente è un limite mio, ma, per la rubrica storica di Cuore "E chi se ne frega", dichiaro che non mi piacciono i Coldplay. Non riesco a farmeli piacere, per meglio dire, al netto del successo planetario.

Una voce e una capacità compositiva come quelle di Damien McFly - il cui cognome evoca epiche quanto divertenti saghe di fantascienza anche se il cantautore è padovano - farebbe bene alla band, è una sensazione del tutto epidermica ma ve la voglio riferire ugualmente.

In questo nuovo lavoro di McFly, che non è un impegno gravoso segnalare agli ascoltatori come raccolta assolutamente degna di nota, il nostro dà una ulteriore prova di versatilità professionale e maturità artistica. E qui si coglie bene in quanti modi è possibile declinare il concetto piuttosto cangiante di "indie": innestarsi nei generi senza lasciarsene fagocitare, cogliendone sfumature ed essenze per creare una propria originale strada e su quella immettersi, in attesa di ulteriori sviluppi che qui sono ben promessi.

Per ora questa è la lezione di McFly da applaudire senza riserve - melodie solo apparentemente semplici, immediate ed energetiche, in realtà costruite con grazie e poesia - nei 12 brani del nuovo album "Frames", album letteralmente dato che si tratta di 12 istantanee. C'è elettronica in agrodolce salsa pop? Ci sono cose già sentite o orecchiate? Easy listening? A qualcuno potrà parere e bastare così, ma a me piace pensare che Damien sia qualcosa di più sostanzioso e meritevole, e lo si nota. Viene fuori un compagno di viaggio simpatico e che non dà problemi, da immettere nelle cuffiette per un allenamento attorno all'isolato o per un viaggetto di un paio d'ore tra un centro commerciale e l'altro.

Metafora non casuale peraltro: di solito i contenuti nei nostri tempi di magagne e magre soddisfazioni sono quella cosa trasparente inodore e incolore e insapore che viene inserita tra uno spot pubblicitario e l'altro. I brani di McFly sono in direzione ostinatamente contraria per i retrogusti, le atmosfere che evocano e la compagnia di ascolto che fanno a un palato mediamente educato e sensibile come il vostro affezionatissimo, e appaiono ben altrimenti cospicui, meditati e frutto di un artigianato di notevole spessore, in sostanza un disco da ascoltare più volte - frutto di sette anni di meditazioni peraltro - immergendosi senza ritegno e senza filtri per coglierne le sfumature, gli anfratti, le porosità e le zone d'ombra oltre la superficie. Voto 7,5. (Lorenzo Morandotti)