JULIEN PONTVIANNE & ABHRA "Seven poems on water"
(2022 )
L’ensemble Abhra, termine che in sanscrito significa atmosfera, sin dall’inizio si è occupato di letteratura e di filosofia: ispirandosi ai più diversi riferimenti, prima il filosofo Henry David Thoreau e adesso, tra i vari nomi, Nazim Hikmet, Emily Dickinson e Pryal Gagan, ha dato vita a un pugno di lavori di grande impatto e valore. Il sassofonista e compositore Julien Pontvianne, insieme a un nutrito gruppo di straordinari musicisti, si immerge in un universo di calma e di riflessione, meditando sul ruolo della voce e del suono in quanto tali. Il risultato è un’avventura esaltante.
Seven Poems on Water, uscito per l'etichetta parigina Onze Heures Onze, è un viaggio interiore che prova a sovvertire i canoni tradizionali degli spostamenti nei luoghi e nel tempo. Ciò che cerca è la leggerezza interiore non intesa come superficialità ma come forza ancestrale che ci permette di apprezzare la natura e i suoi suoni mentre cerchiamo di raggiungere un cosmos – in senso etimologico – che ci faccia sentire in pace con noi stessi e con ciò che abbiamo intorno. La collaborazione tra il brillante sassofonista e compositore Julien Pontvianne e i superlativi musicisti al suo fianco, Matteo Bortone, Adèle Viret, Isabel Sörling, Alexandre Herer, Francesco Diodati, è una vittoria assicurata: l’intesa è perfetta e il pathos che emerge dalla loro performance altrettanto convincente. Non si può non partire da qui per analizzare il lavoro, che non sarebbe lo stesso se gli interpreti al fianco di Pontvianne fossero stati altri. Quella a cui questi ottimi musicisti danno vita è un amalgama perfetto di sensazioni e di emozioni totalizzante e convincente.
Seven Poems on Water è un’esplorazione della propria interiorità effettuata grazie ai testi di alcune grandissime autrici che in qualche modo scrivono di acqua, la toccano e vi si immergono. È un percorso filosofico e poetico ambizioso che non fallisce nei suoi intenti proprio perché gli attori protagonisti di questo racconto emozionante sono sul pezzo dall’inizio alla fine, regalando qua e là perle di una lucentezza esaltante. Le tranquillizzanti altalene sonore di “My Entire Occupation”, un jazz avanguardistico che accarezza quasi l’ambient, sono appassionanti e obnubilanti, garantendo una totale partecipazione dell’ascoltatore all’esperienza sonora. Lo stesso si verifica anche in episodi particolarmente immersivi da un punto di vista musicale ed emotivo, come “Where Are the Banks of Time” e “Birds Are Taught by the Snow”, due dei momenti più decisivi nella costruzione dell’impalcatura compositiva del progetto, che per motivi differenti rappresentano le direzioni più interessanti del progetto di Pontvianne e soci. I ritmi e la pioggia di note della seconda, otto minuti di escapismo e di ricerca di un’identità, sembrano infine trovare un rifugio nelle voci amalgamate agli strumenti che emergono nel finale, come fossero anch’essi parte di un tappeto di elementi che esistono al di là di noi e dei loro autori. La prima, invece, sembra voler giocare col concetto di tempo e di misura, portandoci in un’epoca lontana e misteriosa: qui è la voce, quella di Isabel Sörling, a essere al centro del villaggio, è lei che costruisce ogni singolo ramo di quest’albero, è lei che in un certo senso dirige gli strumenti verso un luogo altro, impossibile da raggiungere altrimenti.
In questa esperienza sonora fortemente solida e vivace l’ascoltatore rimane sia sorpreso sia rassicurato: è di fronte a qualcosa che non conosce ma nel quale, sorprendentemente, si sente a suo agio, si sente quasi a casa, e la meraviglia che talvolta rende sperduti si tramuta in una coraggiosa volontà di perdersi nelle onde musicali del progetto. Julien Pontvianne e soci sono i marinai perfetti per questa avventura maestosa, comandante Ahab e soci pronti a essere rapiti da una missione più grande di loro che però accettano con eroismo e con passione: ogni singola nota è pervasa da un senso di sana ed energica temerarietà, ed è proprio questo che rende il percorso degno di essere seguito.
(Samuele Conficoni)