SCARING THE MICE FOR REVENGE "Scaring The Mice For Revenge"
(2022 )
Sitar, sassofono, oscillatori, percussioni: con quest'organico spaventiamo i topi per vendetta. Scaring The Mice For Revenge è il nome del progetto, e dell'album da esso prodotto, pubblicato per Prohibited Records. Il quartetto è formato da Quentin Rollet al sassofono, suonandolo in un modo che spesso rende irriconoscibile lo strumento; Jérôme Lorichon agli oscillatori e agli “spacedrums”; Nicolas Laureau al sitar e Shane Aspegren a batteria e percussioni.
Nell'improvvisare, qui si mescola l'approccio puramente jazz, con determinate influenze “etniche”, attingendo da più tradizioni geograficamente lontane. “Bamboo stick shop” ci immerge in un'ambientazione lisergica indiana, col sax di Rollet che suona più orientale del solito. Dura quasi 18 minuti; poi ci sono altri 4 brani più brevi, dai titoli curiosi: “Cow face posturing”, “Birds riding on top of trucks”, “A charming snake pit”, e “Tsetse”. Una mucca, degli uccellini, un serpente e una mosca.
Da segnalare in particolare il brano del serpente, dove il sitar è il protagonista, e Laureau firma un'esecuzione sinuosa (con molti glissati); ma verso la fine, l'elettronica analogica prende il sopravvento, catturando tutto ciò che ascoltiamo e facendolo roteare vorticosamente nelle orecchie. In “Tsetse” invece, ma anche altrove, ci si perde ad afferrare le poliritmie di Aspegren. Dov'è il battere? Dov'è il levare? Non si sa sempre con certezza, ed è questo il bello.
Non so se davvero questa musica spaventi i topi; forse può incantarli, e può piacere a tre categorie di ascoltatori: gli amanti del jazz, gli amanti delle sonorità extraeuropee, gli amanti della musica che ipnotizza. (Gilberto Ongaro)