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CESARE MALFATTI  "I Catari di Monforte a Milano"
   (2022 )

Già molto noto per la sua carriera dapprima negli Afterhours e successivamente nei La Crus, Cesare Malfatti racconta nel suo ultimo album "I Catari di Monforte a Milano" una vicenda ispirata ad un tragico avvenimento legato alla lotta della Chiesa lombarda contro le iconoclastie. Ed in particolare quanto avvenne nel 1028, quando un Romeo, di ritorno da un pellegrinaggio in Terra Santa, volle passare per il castello di Monforte delle Langhe al fine di ringraziare con un dono i Duchi per le amorevoli cure ricevute durante il soggiorno.

Sarà una esperienza tragica, dal momento che, per volontà della Chiesa meneghina, si era già scatenata la caccia agli eresiarchi: una colpa che Malfatti racconta con un incalzare dicotomico di elettronica, fughe improvvise e lunghe pause, ritmi a volte ai confini dell'ossessivo ed altri più contemplativi e quasi sarcastici. La dicotomia dimensionale storico-visiva del disco si compone di dodici tracce che portano la interpretazione di Malfatti e della vocalist Chiara Castello.

Si entra subito nella prima dimensione elettronica arpsicordica del tema di ''Credo'', che con ''Al Castello del Sir'', splendido brano impreziosito dalla presenza della chitarra di Filippo Corbella, costituisce il motivo conduttore dell'album.

"Cosa vuoi da queste mie parole soffiate, cosa direi a queste anime vuote, non riesci a capire, non vuoi...". Dietro vi è la metodologia del racconto del classico poemetto medievale, una vicenda vissuta che è stata troppo grande nella sua tragicità per potere essere sollevata di colpo. Il suono danza tra il glittico ed il metallico, "non potrei mai afferrare l'acqua col pugno chiuso''. L'acqua è la simbologia del fonte battesimale, la Chiesa ha rimproverato agli eresiarchi (presunti tali) di non avere ricevuto il Battesimo.

''Possibilità'' è l' unico graffiante tema vicino al rock, apertura su una preghiera di disperazione: per la prima volta si stanno perdendo le speranze, ''Altissimo dimmi se è vero che esisti, il posto dove vivi è nella mia mente attendo il tuo perché". Quante volte, anche in tempi moderni e contemporanei, abbiamo tentato di rinnegare la presenza di Dio? Forse questa è la domanda che Cesare Malfatti abilmente cela, per dare spazio alla vicenda di Monforte narrata da "Al Castello del Sir", il brano che nello scorso mese di agosto ha anticipato l'uscita della raccolta.

Il suono di chitarra è una antifona solenne e scandita, sono passi che si avvicinano. "Romeo là fermossi, attendendo alla porta un rifugio che da tempo implorò...". Dietro quest'uomo, visioni apocalittiche di personaggi ebbri di sangue e scevri di ogni forma di amore. ''Dove è l'amore?'', sembra chiedersi l'autore mentre con una divagazione triste al pianoforte apre "Davvero non sappiamo cos'è". Tutto è in antitesi, tutto partecipa ad una lotta sempiterna di forze che creano e distruggono.

Una sola domanda, rivolta dapprima a sé stesso, poi agli altri. Chissà cosa si ricorderà di noi, "tra l'amore e la pazzia, lo splendore e l'anarchia, benvenuta gioventù". Questo è anche il brano che fa da confine tra le due parti della narrazione, Romeo è una anima vuota, hanno voluto ridurlo così, ferito dai momenti di decisioni che sono solo un Enten Eller Nietzschiano. Stai dalla parte nostra o contro di noi. Il guerriero è vittima del più nobile dei sentimenti, il pianto, mentre Milano ha luci spente, ed in "Una casa" si mostrano tutti gli effetti di una mutazione che ha modificato menti, animo, volontà.

''C'è una casa, quella casa è come me, trasformata in qualcosa d'altro come me, che ha finestre inchiodate perché dentro faccia buio". Una poesia crepuscolare magnifica nella sua tristezza. (Leo Cotugno)