recensioni dischi
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DROWN  "Blues"
   (2022 )

Avete presente quando la coscienza tracima e lascia scorrere il suo flusso ispirativo? Ebbene, qualcosa di simile si capta in “Blues”, terzo lavoro solista di Drown (Alberto Bombarelli) rilasciato sotto il patrocinio della Selvatico Dischi.

Già in forza negli Hope at the Bus Stop, stavolta il chiamato in causa elabora un lavoro che si distacca dai soliti clichè, conglobando una gagliardia formidabile che lo ingrandisce sotto la lente dell’unicità.

La sua proposta apre lo scenario a contesti in continuo divenire, che sanno attrarre con disinvolta naturalezza senza opulenze di sorta, con pochi ingredienti messi in campo negli 11 brani dell’album. Infatti, chitarra, basso, batteria e pochi altri dettagli sonori sono più che sufficienti per ingigantire l’opera, compenetrando con testi interessanti ed ampiamente descrittivi, facendo sì che la commistione cantautorale assuma connotati anglosassoni e internazionali: provare per credere.

“The hill song” colpisce per il falsetto fuso in bella cornice esecutiva, “I love everybody” per insoliti sussulti e intermezzi in italiano, “Can I be a man for you” e “My friend D.’s blues” per un narrato vocale tra Morrissey e Bid dei Monochrome Set, “Half of Anna” per il flusso sussurrato ed ipnotizzante.

La raccolta e ponderativa “She here” è un’ulteriore prova dell’enorme estro del Nostro, capace di sorprenderti con passaggi misti ed impronosticabili, mentre in “There’s was a time” s’avvicina ai campi di Lou Reed, Buckley e semini di Prefab Sprout. Parimenti a “A swan”: quasi un canto del “cigno” per giungere alla chiusura di “Domizia”, tanto bella quanto elegante nelle estese tratte strumentali.

“Drown” resta, perciò, un disco intrigante per forma, suono e idealismo progettuale, che fa risaltare un artista molto in gamba, che non lascia nulla al caso, che sa curare il dettaglio empatico per far vivere all’ascoltatore un’esperienza appagante, senza malizie strategiche ma solo con la forza seduttiva di una composizione interessante e spontanea. Insomma, tutto il contrario di tante produzioni studiate a tavolino che non lasciano tracce significative. Questo “Drown”, invece, non “affoga” nel mare della banalità ma solcherà vasti oceani approvativi e, soprattutto, durerà. (Max Casali)