recensioni dischi
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DJANA SISSOKO  "Pantera"
   (2022 )

Un disco freschissimo, frizzante e spavaldo. Djana Sissoko ha affrontato la sua seconda fatica scegliendo diverse modalità estetiche, diversi stili che in qualche modo potessero supportare il peso di liriche introspettive e personali.

Sono da sempre convinto che tra i compiti dell’arte ci sia anche far da ponte tra l’anima delle persone, sicuramente più efficace che affidare grossolanamente tutto a qualche piattaforma social. Tutto ciò a riprova del fatto (qualora da qualcuno sia ancora messo in discussione) che Arte e creatività, quando sono al servizio della gente, amplificano l’empatia e facilitano la comunicazione.

In questo disco suonano superbamente Musicisti con la “Emme” maiuscola, permettendo alla giovane Djana di spaziare dal jazz, al blues, dal folk alla bossa nova con estrema disinvoltura. In pratica si è avventurata da sola dove di solito andava in compagnia del padre, il grande musicista maliano Baba Sissiko, al quale dedica anche una bellissima canzone.

Ma la chiave di volta di questo disco, oltre alla voce di Djana, è senza dubbio il gran lavoro del pianista Luigi Genise, responsabile degli arrangiamenti nonché gran conoscitore della musica nera. Questo ha indubbiamente facilitato trasformare in musica le idee della cantautrice, che a disco ultimato son convinto ne sia uscita rafforzata in consapevolezza ed identità.

Oltretutto emerge anche una certa eleganza, grazie all’uso in quasi tutti i brani della lingua italiana, che avvicina l’opera per molti aspetti agli album di grandi interpreti come Miriam Makeba o, per restare in Italia, a Giorgia. Ma credo che questo progetto non si fermi all’estetica, che tenti invece di andare oltre, avendo fin dall’inizio le potenziali possibilità dell’artista, che si è portata in dote anche esperienze preziose avute in famiglia, soprattutto con il padre.

Pertanto, partendo da retaggi che si radicano profondamente nel Mali, il percorso può essere avvicinato per analogie ad altri grandi della musica nera, passando in territori cari al blues ed al jazz ma perdendosi anche nel grande spazio creativo che ancora si può trovare nella world music. Personalmente mi ha impressionato ‘Mentiroso’, molto vicino ai Caraibi, calde e sensuali melodie, capaci di trasportare l’immaginario dell’ascoltatore in quei posti, non senza pensare alla dignità di quella gente che ha saputo rialzarsi malgrado generazioni di soprusi.

‘Pantera’ descrive sicuramente l’anima di questa artista nonché autentica sorpresa di questa fine estate. (Mauro Furlan)