JUMBO "Vietato ai minori di 18 anni?"
(1973 )
Tra le recenti ristampe in vinile colorato figura anche un album dal titolo emblematico e curioso: ''Vietato ai minori di 18 anni?''. Nome della band, Jumbo.
I Jumbo sono un gruppo lombardo con all’attivo ben tre album nel periodo d’oro del rock progressivo made in Italy, oltre poi a raccolte e live curati dalla Mellow Record e usciti postumi rispettivamente nel 1983, nel 1992 e nel 2001.
''Vietato Ai Minori Di 18 Anni?'' è il terzo appuntamento discografico del gruppo, sicuramente il migliore anche se pure i precedenti sono da considerarsi degni di attenzione.
Jumbo è stato il gruppo che forse più di altri ha saputo coniugare la musica (prog) con testi delle canzoni che descrivono e rispecchiano una cronaca quotidiana fatta di nuda e triste realtà, creando una perfetta sinergia tra il suono e la parola.
La loro visione del prog è per questo motivo molto particolare, qui non si evocano metaforicamente fate e folletti o draghi e cavalieri, bensì la materia viene affrontata con una concretezza tale che sfocia in una proposta musicale generalmente dura, caotica, allucinata, pesante e persino violenta, che fa da perfetta colonna sonora alle canzoni che si avvalgono di contenuti decisamente crudi e diretti, dall’inequivocabile significato.
A rasserenare l’atmosfera generale intervengono qua e là brevi intermezzi più pacati, caratterizzati dal suono a volte rassicurante del violino il cui intervento tuttavia non fa che calarci in atmosfere da pieno melodramma ottocentesco.
Su questa falsariga si muove l’iniziale ''Specchio'' dove, senza inibizioni, si narrano le prime sconvolgenti scoperte sul sesso. ''Come Vorrei Essere Uguale A Te'' parte sorniona e melodica, ma è un breve prologo; ben presto infatti il brano libera le sue inquietudini e si trasforma in una violenta tormenta di suoni evidenziando la discreta attitudine dei sei musicisti a proporsi in temi di difficile architettura seppur scarnamente arrangiati.
Il terzo episodio, lo strumentale ''Il Ritorno Del Signor K'', è uno sgangherato e curioso vaudeville; esso si chiude con l’intervento di uno strampalato coretto che prelude all’attacco del successivo brano, ''Via Larga'', sicuramente il momento più toccante del disco. Si tratta di una triste storia d’amore e di prostituzione dall’epilogo sospeso tra violenza e presa di coscienza; una sorta di thriller psicologico ottimamente orchestrato e confezionato ad arte. Dolcemente malinconico l’inizio giocato tutto su un tempo assimilabile ad un valzer lento, che nel piccolo intermezzo centrale diviene persino solare e foriero di buone speranze.
Ma i propositi più ottimistici vengono presto inghiottiti nel vortice del dramma finale dove la consapevolezza della propria condizione porta la protagonista a liberarsi da un legame sentimentale a senso unico e senza prospettiva alcuna uccidendo il suo protettore/amante.
La carica drammatica si mantiene aspra, decisa e inalterata in tutti i rimanenti brani, dove si raccontano storie di oppressione (''Vangelo'') o di alcolismo (''40 Gradi''). L’incisione si chiude con la rabbiosa carica esplosiva di ''No!'', lasciando la netta e inequivocabile impressione di trovarci di fronte ad un lavoro originale e impegnato, con i testi dal forte contenuto sociale ben declamati dalla voce aggressiva e graffiante del cantante Alvaro Fella. (Moreno Lenzi)