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RICCARDO RUGGERI  "Non ci aspetta nessuno (Se non miliardi di foto)"
   (2022 )

Un enorme baule colmo d’esperienza ed istrionismo a go-go sono i fiori all’occhiello dell’artista biellese Riccardo Ruggeri, che arriva all’esordio solista con “Non ci aspetta nessuno (Se non miliardi di foto)” dopo aver fatto parte di quattro bands (Lomè, Syndome, Lavatrici Rosse, Gibilterra) con rilevanti riscontri.

Osare è il verbo principe che attecchisce nella sinapsi del Nostro; un’ardire, però, ragionato, intelligente e mai sconsiderato, nel quale la variabilità identificativa che si palesa nei 12 brani gli è necessaria ed imprescindibile. Tanta è la brama di non ripetersi e sorprendere, ed infatti non si contraddice dal momento che si presenta con il ghigno ironico del singolo “Io non son figlio di Maria”, chiara invettiva contro i tritacarne dei talent-show.

Dopo la filastrocca futurista “Le formiche”, l’allarme sociale scatta nella beffarda “Un POPulista”, e la rabbia viene appoggiata da un video che lo ritrae con le sembianze di un joker filo-nazista. Ora, che il ricorso frequente alla matematica, adottato in epoca recente dal Potere, dia pressione agli artisti per inopportune e poco centrate valutazioni dei loro progetti, lui lo evidenzia a tutto tondo nella tagliente “Zero e la dittatura degli algoritmi”.

Altro giro, altra sorpresa: “Banditi” viene impacchettata con fiocchettini di spanish-blues, guarniti di aere filo-western. Invece, in “Fharmakon” si rileva il prezioso intervento della singer Emma Elle per fiancheggiare un assetto di pop-funk vintage ma dall’impatto apprezzabile. Poi, Ruggeri chiama a raccolta le Lavatrici Rosse per stendere la sperimental-song “Giovinezza”, tappezzata di inserti strambi e disarmanti, mentre l’eclettica “Come dice Celentano” è un geniale meltin-pot di noise, post-jazz e new-rock in modalità schizoide.

L’istrionica “Bestemmiare” dilata le visioni progettuali di Ruggeri verso una power-ballad cinica ed urticante, che rimarca la fragilità delle cose e dei fatti che transitano nel nostro vivere senza chiedersi più di tanto cosa resta di ciò che è andato perduto. L’oscurantismo spiritico di “Notte insonne in Korea” serra i battenti di “Non ci aspetta nessuno (Se non miliardi di foto)”: album ambizioso, complesso, arcano ma col nobile intento di citare spesso atti di vita vissuta dal Nostro, con riflessi tendenzialmente positivi e in un continuo fluire caotico, cosciente e fieramente fremente. Chi si ferma è perduto! (Max Casali)