recensioni dischi
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SUITE  "Prima del vero"
   (2006 )

C'è qualcosa che fa ben sperare per il futuro, in questo disco dei Suite: non solo il livello della proposta (che, diciamolo subito, è d'assoluto valore), ma anche, anzi soprattutto, il fatto che questo disco recuperi, spesso e volentieri, certe sonorità anni '70 o addirittura '60. Il tutto compiuto, certo, con la sensibilità odierna: non è questa, di certo, una musica che sa di "vecchio". Ma mi fa terribilmente piacere pensare che chi ora, nel nuovo millennio, decide di fare musica, si prenda prima la briga di guardarsi alle spalle. In troppi sono passati, pensando di "inventare" la musica, di stravolgere le 7 note con proposte forzatamente innovative, finendo solo per rendersi inascoltabili. Rispetto, ed amo, chi ha l'umiltà di guardarsi alle spalle. Chi ha la curiosità di scoprire e capire ciò che l'ha preceduto. Poi, certo, il tutto viene metabolizzato e rielaborato secondo il proprio gusto, secondo le proprie intuizioni e caratteristiche moderne: ma senza la presunzione (ahimè, comune a tanti) di far finta di essere i primi, nella storia del mondo, a scrivere musica. Quindi bravi ai Suite: che hanno certamente digerito quintali di proposte antecedenti, per sfornare un prodotto perfettamente inserito nell'odierno. Con il loro talento, con la loro (ma sì, diciamolo) genialità. Ascoltatevi la tastiera finale della splendida "Di pioggia mi perdo", simil PFM, o le atmosfere rispettosamente beatlesiane di "E il centro?", o ancora l'arrangiamento volutamente retrò di "Anna (divano e tivvu)" (in cui si inserisce pure un riff di chitarra a-la Ivan Graziani) e capirete di cosa sto parlando. E poi i testi: curati, veri ed immediati. "Forse non ho imparato: se ho una domanda, già mi do' la risposta". Oppure ancora: "Cosa ho capito? Forse non serve falsa libertà...". Particolare plauso, poi, alla grafica del disco, curatissima ed inquietante. Un cd grondante di idee. In un periodo nel quale, spiace dirlo, di idee non stiamo esattamente facendo incetta. E quindi bravi Suite. (Andrea Rossi)