recensioni dischi
   torna all'elenco


DAVIDE DAME  "Entropia"
   (2022 )

Davide Dame ci fa fare un viaggio dentro la sua testa, ma non si capisce quando sia serio e quando scherzoso. Come diremmo sui meme intricati: troppi layers! L'album “Entropia” presenta molte caratteristiche tipiche della trap, a partire dallo “sk sk” nella intro, la voce autotunata, il citazionismo continuo e subito dichiarato a fine rima (“Quando ridi mi mandi in crisi, questi scemi li sorpasso, Dino Risi”, da “Maldito”).

L'esercizio di egotrip ha esiti introspettivi, ma anche esilaranti (“Se mi lasci a casa solo, ammazzo le piante!”). A volte, il cliché di fare lo sbruffone serve come pretesto, per mettere in campo argomenti inaspettati, ad esempio la salute: “Faccio male ma ti piaccio di brutto, tipo Mc Crispy”. Una voce femminile ci accompagna soavemente verso il paradiso artificiale dei farmaci, ed ecco “Medicina”: “Prendo una medicina per dormire / un'altra medicina che combatte la voglia di morire / una che mi carica se finisco le pile / una per farmi sembrar pulito in 'sto porcile (…) scrivo questo testo sul quaderno dove l'analista mi dice di segnare i problemi e fare una lista (…) ho un demone dentro la mia stanza, mi vuole obbligare a mettere cravatta e giacca”. Eccola qui, la volontà di non conformarsi, rappresentata dalla giacca e cravatta dell'impiegato. Speriamo duri!

Il pezzo “Plastica” conferma un po' le etichette appiccicate alla generazione Z, cioè l'ascolto di questo genere musicale, e la sensibilità verso l'ambiente: “Consumo involucri di plastica di 'sti alimenti che assumo (sk sk sk)/ che male posso fare, sono solo uno / però questa minchiata qua la pensa ciascuno (…) Ed ora vivo in questa casa di plastica, con cibo di plastica, posate di plastica / dentro nel mare c'è un oceano di plastica, io faccio male al mondo come negli anni Quaranta la svastica”.

Dame si avvale di tre ospiti; in “Newton” compare Marco Conte, ed anche qui ci sono delle barre curiose: “A volte gira tutto in tondo, la vita è il mio magnete in fondo (…) nel cuore c'ho più buchi delle mie fottute Crocs”. C'è il featuring con Rabbit in “Sweeney Todd”, ed eccoci al classico delirio di onnipotenza del trapper: “Vi ammazzo con il flow (...) taglio teste tipo Uma in Kill Bill”. Anche se pure qui c'è l'umorismo: “Quando ascolti Dame si spacca l'Iphone!”. Terza e ultima ospite è la cantante Nihel, in “Caduti x terra”, e anche lei si presta alle rime semiserie, cantando il ritornello: “Siamo caduti per terra / indecisi se farci l'amore o la guerra / eliminami, tipo tasto destro e cancella / siamo fritti, tipo gamberoni in pastella (…) Ci siamo accorti che qua proprio noi non funzioniamo / puntiamo sempre in alto però adesso non voliamo”. Davide insiste a salvare questa relazione in difficoltà, a modo suo: “Scaldo tipo stufa a pellet, cioè proprio un cazzo (…) la nostra storia avrà senso vedrai pure al contrario, tipo Yamamay”.

Chiude il disco “Quello che ci resta”, e anche qui, su un flow rilassante e dal sound contemporaneo, c'è spazio per l'introspezione autocritica: “Faccio rime sperando che portino vitto / faccio parte di una setta, poeta estinto”. Non si abbandonano le speranze: “I sogni ci controllano ma è quello che ci resta / stufo di mangiare 'sta merda troppo indigesta”. E poi altre rime (o meglio assonanze) a sorpresa: “Teste chine sullo smartphone, siamo gobbi / abbiamo sentimenti aridi, Deserto dei Gobi (…) è una corsa ad ostacoli tra i rovi / combatto contro il drago cavalcando un pony, fanculo”.

Questa “Entropia” rientra nei canoni del genere, anche se ne esce una personalità più profonda, rispetto al luogo comune. Anzi, Dame ci dà un po' di gentilezza (con umiltà) se lo stiamo ad ascoltare: “Benvenuti a tutti nella mia testa, vengo a stringervi la mano se qualcuno ci resta”. E perché no? Sa intrattenere! (Gilberto Ongaro)