recensioni dischi
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DAGGER THREAT  "Weltschmerz"
   (2022 )

A tre anni di distanza da “Gestalzerfall”, sono tornati i Dagger Threat. Il quintetto di Amburgo, capitanato dal vocalist Tim Rogler, con il nuovo “Weltschmerz” riprende una formula già consolidata: una mistura liquida di generi tradizionalmente considerati “estremi”, filtrata da sample e da un’effettistica equilibrata, oltre che funzionale al contesto.

I pezzi di “Weltschmerz” sono undici, con l’introduttiva “Prologue” a spianare la strada a una furia musicale sospesa fra hardcore, death e nu metal, la cui influenza è tangibile nelle fasi più ragionate, quando il ricorso ai sample è maggiormente visibile, ma anche quando il cantato accelera.

Dalle spigolosità di “Jaded”, il disco deflagra in una straripante “Scum Will Rise”, più breve, ma anche più incanalata verso schemi death. “Wither” utilizza strutture più stratificate, conservando la stessa rabbia nel cantato, poi “Cynic” si schiude su un martellare incessante e nella fase centrale, tra intarsi elettrici e doppio pedale, diventa uno dei momenti migliori del disco, che prosegue con la strumentale “Interlude” e una più hardcore “Faint”.

La breve “Riven by Grief” si caratterizza per la sua atmosfera cupa e pesante, prima dell’esplosività quasi marziale di “Unrest”, mentre la chiosa è affidata alla muscolare “Hard to Breathe”, stipata dopo la cinematografica “Epilogue”.

“Weltschmerz” è un buon lavoro: pur scegliendo un sound che ha già vissuto il suo picco di popolarità, la band riesce a personalizzare la proposta con belle intuizioni, grazie alle quali potrà facilmente conquistare diverse categorie di ascoltatori. (Piergiuseppe Lippolis)