recensioni dischi
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RICHARD EVANS  "Sentinel"
   (2022 )

Uscito per Cold Star Media, “Sentinel” è il nuovo album di Richard Evans, che ci porta in uno sfavillante electro-pop, debitore del cosiddetto “tocco francese” (french touch), sebbene Evans sia irlandese. Infatti, la traccia che apre il disco, “Made of stars”, con il suo vocoder evoca reminiscenze dei Rockets.

In generale, i testi (brevi e concisi) girano intorno a temi come l'ambiente, la distopia, le comunicazioni, insomma argomenti che spesso si trovano abbinati al sound elettronico, sempre così internazionale e raggiungibile da un vasto pubblico: “Brave new world” parla di “plastic boys or girls, mail order child”, ma anche di “microplastic air”, “2084” si immagina il futuro (che poi in parte è già presente): “As the ice flows / and the seas rise / hear the priests lie / that black is white”. “Trick machine” ci comunica sensazioni di isolamento, causato da problemi di collegamento: “Do you receive? Deep space voyager / Radio failure / Code blue, out cold / occupant is calling home”.

Una sensazione collettiva condivisa (ma è successo in più epoche) è quella di essere alla fine del mondo; e allora ci si chiede, siamo noi “The last of us”? Del resto, il percorso dell'autodistruzione sembra avviato già da tempo, e in “Black rain” si ricordano gli effetti della bomba atomica a Hiroshima, collegandosi poi con la rima a Fukushima. “X-ray, forever”. In questo, il basso synth è molto acido. L'elettronica non va mai nell'hardcore o nella techno battuta, si tratta sempre di pulsazioni gentili, e pad atmosferici.

Il ritmo si marca un po' di più in “All fall down”, che con le sigle comunica una certa paranoia: “FSB, CDC, they're watching you”. L'FSB sono i servizi segreti russi (al posto del KGB di una volta), mentre il CDC è il Centre for Disease Control, centro di controllo delle malattie negli Stati Uniti. A voi le conclusioni. Del resto, il titolo dell'album “Sentinel” indica una volontà di “vigilare”, per cui è chiara l'intenzione dell'autore. Anyway, Richard Evans conclude l'album evocando gli angeli, cercando quindi di trascendere: “Kassandra's plight / Her sacrifice / Angels tread / They save tomorrow / Farewell sorrow / Tomorrow, we are constellation”. Noi siamo costellazione, e questo è un concetto tanto suggestivo e significativo, che sorvola le comprensibili paure del nostro tempo.

Ma in ogni caso, si sente l'esperienza nella produzione musicale, Evans non è certo di primo pelo. Il disco è ballabile ed apprezzabile, anche senza prestare attenzione alle parole. (Gilberto Ongaro)