recensioni dischi
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BASTEIRO-BERTOLÌ  "Boh"
   (2022 )

Di origini spagnole, Eva Basteiro-Bertolì, cantautrice da qualche tempo trapiantata in Italia, si propone con un album dal titolo alquanto curioso ed originale. Ma una volta appoggiata la puntina sul disco, sono la musica e le canzoni a colpire. Inoltre, constatare che ci son state collaborazioni di livello alto, ha stimolato non poco ad approfondirne i contenuti.

Dico subito che l’ambiente dove si svolgono le narrazioni è un’espressione folk di stampo anglosassone, oscuro e crepuscolare. Prodotto e supervisionato da quelli dello Zoo Di Berlino, ‘Bho’ è interpretato magistralmente da musicisti che non esagero nel definire straordinari, oltre che a vantare la presenza di un grande della musica del ‘900 come Ian Anderson. Ed è questa una delle sorprese che riserva l’album: un incontro molto interessante tra le idee e la sensibilità di una giovane artista e l’esperienza, la saggezza di un vecchio rocker, che secondo me hanno alimentato nel profondo questo lavoro.

Una collaborazione che ha visto diverse diramazioni, tra queste l’opportunità offerta a Basteiro –Bertolì di aprire qualche concerto ai Jethro Tull. Ma al di là di tutti questi preamboli, comunque utili per contestualizzare album e autore, è la musica che prende, che riesce a coinvolgere dal primo all’ultimo brano. In effetti è distinguibile un legame, un “concept” sulla nemesi femminile.

Eva contorna queste tematiche con musiche superbe, radicate certamente nel folk anglosassone (canta tra l’altro in inglese) ma senza dimenticare la sua terra natìa. Della Catalogna si avvertono alcuni tratti caratteristici, a partire dalla magnifica copertina: lei ritratta da un immaginario pittore fiammingo. Tornando alla musica, la voce di Eva resta impressa per le sue tonalità e sicurezza, che giustamente è in risalto in maniera chiara e forte.

Sono in evidenza per compattezza, ma contemporaneamente anche per fluidità, gli arrangiamenti e le conseguenti esecuzioni, che molto ricordano alcuni episodi acustici dei Jethro Tull, come il travolgente arpeggio all’acustica in ‘Grey’. Ma ho trovato anche tracce di Comus per la cupezza in qualche esecuzione come ‘Mirrors’ e qualche profumo irlandese in ‘Jabberwocky (Midnight In Wonderland)’. Poi ci sono le canzoni con Ian Anderson, dove la personalità del grande musicista inglese non supera comunque quella della brava Eva, anzi. Due mondi che si fondono in tre episodi straordinari, toccanti per struggente bellezza e riassunti dall’incontro della voce di Eva ed il flauto di Ian. (Mauro Furlan)