MANTIS "A postcard from nowhere"
(2022 )
Ascoltando questo disco d'esordio dei Mantis subito rilevo qualcosa che desta la mia attenzione... dietro la struttura tradizionale di un combo jazz (con l'apporto in questo caso in alcuni brani del sassofonista Simone La Maida) si manifestano due scelte direi ambiziose: una è quella di declinare la loro musica con la scrittura di brani originali, ed infatti questo "A postcard from nowhere" ne contiene sei più un intro di contrabbasso ed una versione riarrangiata di uno standard di Michel Legrand.
L'altra è quella di proporre lo strumento-voce della cantante Marta Giulioni mediante vocalizzi e non testi cantati, se non in alcuni brani come ad esempio la traccia 6 "Finally spring", per me l'episodio migliore del disco nonostante un drumming piuttosto pesante e rigido, il finale tronco, la chitarra in note troppo spesso singole.
Personalmente preferisco i testi cantati anche perché se si va in vocalizzi si rischia o di "doppiare" la linea melodica dello strumento solista, che sia il sax od altro, o di "affaticare" l'orecchio dell'ascoltatore... rischi che qui in diversi brani si evidenziano.
Quando ascolto la chitarra in ambito jazz mi sovviene naturalmente quel sound che solo il grande Franco Cerri riusciva ad esprimere. Il quartetto marchigiano è affiatato, compatto e fornisce ottima prova di sé sia nelle partiture che negli assoli. Cito il brano 2 "Sorry, you are not the winners", con una pregevole sei corde (tuttavia qualche accordo suonato in più ci poteva stare), il brano 3 "Hearing a whistle", con un breve ma intenso e morbido assolo di contrabbasso, ed il brano 4 "Colibrì", dove la voce della nostra coraggiosa cantante si sviluppa in notevole estensione assieme a batteria e sax.
La vena compositiva è pregevole e si muove all'interno dei "pattern" musicali propri di questo genere con tema, sviluppo, dialogo fra gli strumenti ed assoli. La presenza del sax è senz'altro appropriata ed a "fuoco". Si risente peraltro di una struttura generale poco incline alle armonizzazioni e basata eccessivamente sulla voce in evidenza. Anche in relazione al target che si desidera agganciare direi quindi... ''Sorry, you are not the winners... maybe the next time''. Vi aspettiamo al prossimo disco. Voto 6. (Roberto Celi)